Ritorno a Pompei, prima italiana per Amélie Nothomb al Mercante

In scena il romanzo della scrittrice belga adattato per la scena da Alessandro Maggi

 

La Stagione del Ridotto del Mercadante – la sala al primo piano del teatro di Piazza Municipio – si apre mercoledì 8 novembre alle 18.00 con la prima italiana dello spettacolo Ritorno a Pompei, di Amélie Nothomb, nell’adattamento e la regia di Alessandro Maggi, in scena fino a domenica 13.

Prodotto dal Teatro Stabile di Napoli lo spettacolo è interpretato da Anna Ammirati e Alberto Fasoli. Le scene e i costumi sono di Marta Crisolini Malatesta, le luci di Gigi Saccomandi. Collaborazione alla drammaturgia di Federica Iacobelli.

Ritorno a Pompei è il romanzo della 50enne scrittrice belga Amélie Nothomb adattato per la scena da Alessandro Maggi che prosegue il progetto consolidatosi in questi anni presso lo Stabile napoletano di allestimenti teatrali tratti da opere di letteratura contemporanea.

Basato su un dialogo serratissimo e sull’apparente assurdità di un viaggio avanti nel tempo, Ritorno a Pompei vede in scena una “giovane scrittrice del nostro tempo (Lei), ambiziosa e tenace, catapultata improvvisamente nel futuro a causa della sua paradossale intuizione su un presunto ‘movente’ dell’eruzione vulcanica che distrusse Pompei nel 79 d.C. (che è singolare antefatto allo sviluppo della storia), che si trova al cospetto di un uomo netto e fortemente persuasivo (Lui), fervente fiamma di una ‘intellighenzia altra’ che è al vertice dello stato sociale di un plausibile ventiseiesimo secolo e che è causa del suo forzato slittamento temporale”.

Il regista nelle note scrive: «Stoccate dure e consapevolmente motivate le battute dei personaggi in un crescente confronto avidamente vissuto a colpi di ragionamento e indagine emotiva. Le tematiche sollevate appaiono quindi in una doppia natura, proprio perché il disequilibrio provocato dal collasso del piano temporale provvede in qualche modo a ‘giustificarle’ nell’ambito della coscienza di lei e a ‘sanzionarle’ nello strutturato modus vivendi di lui. È una partita duplice: da un lato la pressoché razionale indignazione di una donna del “passato”, trasportata in un tempo (o forse in una presa di coscienza) in cui per forza di cose è rappresentante della preistoria e in cui non ha mezzi di difesa, e dall’altra il presuntuoso o forse dovuto giudizio di un uomo del “futuro” di cui, paradossalmente, le acquisite strutture mentali divengono legge e contrappasso al tempo stesso. La conseguenza è l’indagine su questo Livello Zero; un ‘presente’ atipico, piano d’azione per i due attori sul quale il loro ritmato scontro, un amplesso dialogico esaltante, a tratti ironico e non poco feroce, non è altro che bilanciere di un passato – Presente e di un Presente – futuro, dai quali entrambi, sono necessariamente attratti e che al contempo, entrambi repellono. Dunque non un poco totalizzante scarto ideologico tra vecchio e nuovo, ma un improvviso incontro giocato verosimilmente sul piano dello sviluppo del potenziale, posto esattamente tra il “ciò che si è compiuto” e il “ciò che si potrà compiere”. La domanda non suppone, ma resta, precisa, nei silenzi dei personaggi, anticamere di cognizione: di che cosa, ognuno, è oggettivamente responsabile? Di ciò che è stato o di ciò che sarà?».