La scultura di Domenico Sepe tra passato e futuro

di Mariateresa Di Pastena

 

Reduce da numerosi successi artistici, il pittore e scultore Domenico Sepe, espone, proprio in questi giorni, le sue opere alla Mostra d’Oltremare,(nell’ambito della Fiera della Casa, 29 giugno – 8 luglio, sabato e domenica ore 11-24 e dal lunedì al venerdì ore 18-23). Le sue bellissime sculture accolgono i visitatori già all’ingresso del padiglione 1, dove si possono subito ammirare quelle che propongono il Cristo deposto, il Cristo crocifisso ed il Cristo risorto: alte tre metri circa, evocano, con la loro bellezza e spiritualità, l’arte sacra; all’interno, quelle che riproducono l’Estasi di Maria Maddalena, del Fauno danzante e del busto con il capo riccioluto di uno splendido Zeus, rimandando all’arte classica; ancora, tre straordinari dipinti, sembrano scrutare chi li guarda: sono i ritratti di altrettanti grandissimi artisti, a noi tutti particolarmente cari e che rappresentano la storia della nostra città: Totò, Pino Daniele ed Eduardo De Filippo. Ed è proprio Napoli, ad essere sottintesa nel titolo di questa mostra, ‘Dal Principio’ (che proseguirà, a settembre, in provincia di Sondrio, nella Valtellina), perché le opere del maestro Sepe partono da quello che è il luogo simbolo ed il centro del Mediterraneo, e dal quale la nostra cultura viene esportata ovunque.

Delle sue opere colpiscono subito lo sguardo, l’espressione…
Infatti, queste, per me, rappresentano il punto di partenza: l’espressione nasce con me e poi si trasmette dall’opera allo spettatore, diventando il punto centrale delle mie creazioni.

Ultimamente, il 2 giugno, le sue abilissime mani hanno fatto rinascere a Sanremo, in occasione della Festa della Repubblica, la Vittoria Alata, dedicata ai caduti della prima guerra mondiale della stessa città, opera che era stata abbattuta durante la seconda guerra mondiale, in un primo momento per essere fusa come materiale bellico, poi abbandonata. Cos’hanno rappresentato quel momento ed il percorso che l’hanno portata fin lì?
Emozione, responsabilità, orgoglio. E tantissimo impegno. Questo monumento racconta la storia di Sanremo, quella precedente e quella attuale: la scultura in bronzo è formata da un cavallo che si eleva verso l’alto, una donna che innalza una spada e, in basso, sei condottieri che si battono. E’ davvero maestosa: in tutto, nove metri, compreso il basamento preesistente, mentre la scultura è alta sei metri. Ma la cosa più bella, per me, e che le dà ancora più valore, è averla dedicata ad un mio carissimo amico, scomparso recentemente, il professore Gaetano Di Maiolo: il suo nome è inciso proprio accanto al mio, così come dentro di me.

Cosa significa, per lei, scolpire?
E’ un’esigenza primaria, la vita stessa. E’ tutto, per me! Mi permette di ricordare il passato e, allo stesso tempo, di guardare al futuro, perché cerco di lanciare dei messaggi che vadano oltre il mio tempo, di trasmettere i valori in cui credo. L’arte mi ha fatto diventare l’uomo che sono oggi.

Quando ha iniziato ad appassionarsi all’arte e alla pittura?
Da bambino, a cinque, sei anni, ed ho continuato fino a trasformarle in una ‘professione’, ma soprattutto una passione, che coltivo nella mia bottega, ad Afragola.

Proprio ad Afragola, dove lei vive, insegna Arte ed Immagine… Cosa cerca di trasmettere ai suoi alunni?
Esatto. Vivo ad Afragola con mia moglie e con un grande, vero capolavoro: nostro figlio! Insegno Arte ed immagine alle medie, nell’Istituto Comprensivo Castaldo Nosengo, sempre ad Afragola, e dove insegnava anche il mio amico e collega Gaetano. L’insegnamento mi permette di far appassionare tanti ragazzi alla scultura. Abbiamo creato un laboratorio, dove lavoriamo l’argilla e dove cerco di coinvolgerli nella manipolazione e nella creazione. Il binomio ‘scultura – ragazzi’ rappresenta, secondo me, un’arma vincente… E rappresenta proprio quella continuità di cui parlavo prima!