Ingredienti e sentimenti, quando la cucina è anche un atto d’amore

di Mariateresa Di Pastena

Chi cucina lo sa: preparare da mangiare per qualcuno, non è solo mescolare ingredienti e farli cuocere: è molto di più. E’ un atto d’amore, una carezza, un abbraccio. Lo sanno bene le mamme, per le quali nutrire i loro piccoli è il primo pensiero, un pensiero che scandisce le giornate e, quando si tratta di neonati, anche le nottate. Riempire il biberon, quando sostituisce il latte materno, e sentirne la temperatura sul dorso della mano per assicurarsi che sia quella giusta, è il rito più frequente di tutte le neomamme. L’alimentazione, oggi, è uno dei temi più trattati: basta sfogliare un giornale o accendere la tv per rendersene conto. Quante trasmissioni culinarie pullulano di chef e di gare tra aspiranti chef che propongono le più svariate ricette? E quanti programmi propongono  diete, a volte surreali, che promettono miracoli, soprattutto in vista della bella stagione?
Inoltre, basti pensare a tutte le persone che soffrono di disturbi alimentari  per capire che il rapporto con il cibo è una cosa seria, soprattutto nella fase dell’adolescenza, durante la quale assume spesso un aspetto determinante e conflittuale. I ragazzi, spesso, mangiano poco o troppo e, spesso, male. Basta osservarli durante l’intervallo, a scuola, per farsi un’idea precisa di come il momento della cosiddetta merenda sia soggettivo e personale. C’è chi si arma di una tovaglietta colorata che possa fare da tappeto al contenitore in plastica che ospita qualcosa di buono preparato dalla mamma; chi sfoggia un cornetto o una pizzetta presi in fretta al bar, colpevoli di quei minuti di ritardo all’inizio delle lezioni; chi sgranocchia un pacchetto di cracker o di patatine, o di biscotti; chi mangia la frutta, ma è veramente raro (nonostante le raccomandazioni che ne consigliano il consumo, e i progetti scolastici sulla corretta alimentazione). Qualcuno ha di tutto, nello zaino, tranne la merenda, e allora due sono i casi: o la chiede ai compagni o non mangia niente, di proposito.
Anche a casa, in genere,  il rito della tavola imbandita, circondata da tutta la famiglia, è ormai un evento raro, riservato solo alle feste comandate o alla domenica. Il tempo per cucinare e per mangiare tutti insieme diminuisce sempre più e le abitudini alimentari ne risentono in modo negativo. Poi ci sono le persone appassionate, per le quali la cucina è una vera e propria missione e ci passano ore, mescolando ingredienti e sentimenti: in genere sono le nonne, o le donne che hanno un po’ più di tempo a disposizione (o, comunque, si fanno in quattro per trovarlo) e sfornano spesso leccornie dolci o salate. Certo, noi a Napoli non ci possiamo proprio lamentare: qui il cibo (‘o magnà’) è davvero la fine del mondo. Basti pensare alla bontà del  nostro pane, alla nostra pizza (ormai dichiarata patrimonio dell’Umanità Unesco), alla parmigiana di melenzane, al ragù, per non parlare delle sfogliatele e degli altri dolci tradizionali. E, a dire la verità, stare a tavola è un lusso che noi ci permettiamo ancora, ogni volta che ne abbiamo la possibilità…  Ci basta un buon piatto di pasta ed un buon bicchiere di vino… E chi stà meglio ‘e nuie!