Quest’anno, a causa della crisi sanitaria determinata dal “coronavirus”, non sarà fatta la processione che, secondo la tradizione, nel pomeriggio del sabato che precede la prima domenica di maggio, si è sempre tenuta dal Duomo alla chiesa di Santa Chiara, con la teca contenente il sangue e con il busto del Santo Patrono di Napoli e della Campania, unitamente alle statue di alcuni Santi compatroni.
In tale occasione, si verificava (quasi sempre) l’evento prodigioso della liquefazione del sangue del martire Gennaro. La processione si svolgeva in ricordo della traslazione delle reliquie del Santo dal cimitero posto nell’agro marciano, nel territorio di Fuorigrotta, fino alle Catacombe di Capodimonte, poi denominate, per questa ragione, di San Gennaro.
La processione di maggio era detta anche «degli infrascati», per la consuetudine del clero presente di proteggersi dal sole coprendosi il capo con corone di fiori. Ne è memoria la corona in argento che sovrasta il baldacchino che, in pubblico, custodisce la teca con il sangue del Santo e che porta al centro un enorme smeraldo, di provenienza centroamericana, dono della città di Napoli.
Nella ricorrenza di quest’anno, per le ragioni dette, ci sarà soltanto la Celebrazione Eucaristica nella Chiesa Cattedrale, a porte chiuse: la teca con il sangue del Santo Martire viene tirata fuori dalla cassaforte a cura del Cardinale Sepe, il quale, da solo, la porta sull’altare maggiore del Duomo per dare inizio alla celebrazione.
Al termine, il Cardinale Arcivescovo riporta la teca nella cappella.