Marco Martone
Doveva essere una disfatta e a dire il vero i presupposti non erano affatto buoni. Il Napoli sceso in campo a Torino contro la Juventus, era accompagnato da diffidenza, timore e preoccupazione. Da un lato i bianconeri, lanciati in una disperata rincorsa alle zone Champions, dall’altro una formazione rimaneggiata, con oltre dieci titolari assenti, falcidiata dal Covid e giunta allo Stadium senza avere consapevolezza di quali e quanti giocatori poter schierare dall’inizio. E invece gli azzurri hanno sciorinato una prestazione esaltante, autoritaria fino a quando la condizione fisica l’ha concesso. Il vantaggio di Mertens è stata la normale conseguenza di una supremazia territoriale imbarazzante per la Vecchia Signora, in balia di una sorta di Napoli B. Alla fine è arrivato il gol di Chiesa, per un pareggio anche giusto volendo ma che accontenta più i padroni di casa che hanno così evitato una magra figuraccia. Nella giornata in cui il mondo del Calcio, Lega su tutti, non ha saputo prendere decisioni importanti, a tutela della salute dei calciatori e dello spettacolo, la nota positiva è stata proprio la voglia e l’orgoglio del Napoli, più forte della sventura e che ora attende il rientro di almeno qualcuno dei suoi tanti giocatori indisponibili per riprendere il cammino in campionato.