Cuba, Wilfredo Prieto e il suo Taller Chullima

Terza tappa di un viaggio di cinque giorni, in un'Avana diversa da quella turistica

di Alessandro Senatore

Senatore

Si conclude, con questa terza tappa, il mio viaggio durato cinque giorni, in un’Avana diversa da quella turistica, quella dell’arte contemporanea che a Cuba, nonostante la mancanza di materiali, sta vivendo una fase di grande creatività.
Ti racconto di Wilfredo Prieto e del suo Taller Chullima
Ho conosciuto l’arte di Wilfredo nel 2008
quando espose la sua opera “White library” alla Biennale di Venezia nel padiglione curato dall’IILA (Istituto Italo Latino Americano) al quale l’Istituto di Cooperazione Italia Cuba diede un piccolo contributo
L’ho incontrato di nuovo a Napoli nel 2019 in occasione della mostra “Chiudere un occhio” organizzata dalla Fondazione Morra Greco nella bella sede di Palazzo Avellino.
Wilfredo Prieto è sicuramente uno degli artisti cubani più interessanti della sua generazione. Come scrive Andrea Lissoni “Prieto è un artista che realizza installazioni spiazzanti e di grande immediatezza visiva che affrontano temi come la politica, l’economia, l’ambiente. L’artista trae molti degli spunti del suo lavoro dalla società cubana con cui mantiene un rapporto critico ma intenso, ma il suo lavoro si apre a una riflessione a tutto campo sulla società globalizzata e sulla sua produzione di merci, simboli, valori.Punto di partenza delle opere di Prieto sono oggetti di uso comune e materiali tratti dalla quotidianità, senza distinzione gerarchica tra prodotti dell’industria, materiali poveri, oggetti preziosi, beni di consumo. Prieto sceglie i materiali e gli oggetti in base ai significati economici, sociali e culturali di cui sono portatori e ne modifica le caratteristiche e la funzione d’uso, generando dei cortocircuiti di senso che sorprendono lo spettatore e lo invitano alla riflessione.”
Prieto ha esposto le sue opere nei piu importanti musei internazionali
Da un anno – come presidente dell’Istituto di Cooperazione Italia Cuba- sto lavorando con lui e in particolar modo con il Taller Chullima che dirige, per un progetto del quale sono parte fondamentale Norma Derivet- presidente del Consejo Nacional des Artes Plasticas e Maurizio Morra Greco – presidente della Fondazione Morra Greco.
È un interessante progetto che permetterà ad alcuni artisti cubani di venire a Napoli e ad artisti internazionali di recarsi all’Avana presso il Taller Chullima, per produrre opere d’arte contemporanea.
Il Taller Chullima è un laboratorio d’arte molto interessante dove si respira un’aria di collaborazione tra gli artisti e gli studiosi d’arte, spesso giovani studenti diplomati nelle scuole artistiche avanere.
Una sorta di piccolo campus d’arte internazionali dove c’è una vivace e ricca circolazione di idee e si svilppano progetti culturali.

LE TAPPE PRECEDENTI

Vi riporto a Cuba con la scoperta di un luogo a me caro: la “la Dolce Dimora dell’Anarchico Elegante” Orestes Ferrara e il Museo Napoleonico. Lei è Sadys Sànchez Aguilar, da anni direttrice del Museo Napoleonico de La Habana.
Ho avuto il piacere di conoscerla nel novembre 2019 quando Eusebio Leal mi concesse l’onore di presentare a Cuba l’edizione spagnola de”L’Anarchico Elegante”nel quadro delle celebrazioni dei 500 della fondazione della città de La Habana.

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“L’Anarchico Elegante” racconta la vera storia di Oreste Ferrara, un avvocato napoletano che fu un grande imprenditore, un ricco banchiere, e che nella vita politica cubana ebbe un ruolo di primo piano al punto da diventare a soli 32 anni presidente della Camera, ambasciatore a Washington, Ministro degli Esteri del governo Machado e infine deputato della Costituente.
Ma perché la presentazione del mio libro si tenne nel Museo Napoleónico?
Non tutti sanno che l”edificio, che dal 1961 ospita una tra le più importanti collezioni private di cimeli napoleonici, fu al tempo la residenza di Oreste Ferrara che, negli anni 20 del secolo scorso, fece costruire questo bellissimo e vasto palazzo in stile rinascimentale.
Ma come mai a Cuba c’è un Museo Napoleonico?
I manufatti e i cimeli napoleonici esposti in quella che fu la residenza di Ferrara furono acquistati all’asta nella prima metà del ‘900 da Julio Lobo, un potente commerciante di zucchero e finanziere cubano. Al momento dell’inizio della Rivoluzione cubana nel 1959, la fortuna di Lobo era stimata in circa 200 milioni di dollari (pari a 1.800 milioni di dollari nel 2020). I suoi beni includevano quindi 14 zuccherifici , oltre 30.000 acri di terra, una banca, una compagnia di assicurazioni e uffici nelle più importanti capitali del mondo .
Quei cimeli, che rappresentano la più importante collezione napoleonica del Centroamerica, è stata dichiarata ‘Patrimonio Nazionale’ nel 1960.

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Gli oggetti in mostra (che nel 1986 furono valorizzati a 8 milioni di dollari) comprendono armi, militaria, mobili, bronzi, porcellane, dipinti, sculture, monete, oggetti personali, di Napoleone e del suo seguito, libri, incisioni e lettere autografe, la sua maschera funebre. Più di 7000 pezzi compongono questo straordinario museo che vi consiglio di visitare perché è il felice risultato dell’accostamento delle ricche collezioni personali di Julio Lobo con lo splendido palazzo che Oreste Ferrara amava chiamare la “Dolce Dimora”, dove l’Anarchico Elegante trascorse i momenti più belli e drammatici della sua vita.

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Ho incontrato per la prima volta Miguel Barnet, la scorsa settimana, all’Uneac (Unione degli artisti e scrittori di Cuba) dove mi ero recato con i musicisti di “Avenida Napoli” Giovanni Imparato, Antonio Carluccio e Marcello Squillante, per assistere ad una conferenza sulla rumba cubana.

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Terminata la manifestazione mi sono presentato a lui come autore del libro “El Anarquista Elegante” e prima di avere il tempo di pronunciare il mio nome, Barnet mi ha interrotto dicendomi: “Allora tu sei Alessandro Senatore! Hai scritto un libro bellissimo. Un affresco sulla storia di Cuba dei primi anni del 900. Con Eusebio(Leal) abbiamo più volte parlato del tuo libro”.
Solo chi sa chi è Barnet può comprendere l’emozione che ho provato nel sentire le sue parole.
Prima che andasse via gli ho chiesto se era possibile incontrarlo il giorno dopo all’hotel Nacional e con mio sommo piacere ha accettato l’invito. L’indomani, puntuale, si è presentato in hotel con la copia del mio libro chiedendomi l’autografo. Ho pensato subito che era accaduto qualcosa di strano e che il mondo si fosse improvvisamente capovolto.
Su uno dei divani posti nel lungo corridoio della hall, complice un ottimo daiquiri, abbiamo conversato piacevolmente parlando del contributo che – verso la fine del 1800- gli italiani hanno dato alla guerra d’indipendenza cubana, di Orestes Ferrara -il protagonista del mio libro, di Cuba e del suo amore per l’Italia.
Il giorno dopo mi ha inviato un messaggio dicendosi felice di avermi incontrato al quale ho dato un caloroso riscontro ripromettendomi di incontrarlo di nuovo.
A chi mi chiede perché amo Cuba racconto sempre che Cuba è un Paese dove una personalità di indiscusso valore culturale, di assoluto prestigio nazionale e internazionale come Miguel, si rapporta agli altri con umanità, con assoluta umiltà e rispetto. La stessa dignità che ho trovato in Eusebio Leal ed in tantissime persone con le quali – in questi lunghi 20 anni di esperienza cubana- ho avuto il piacere di apprendere e di di confrontarmi
Provate voi a immaginare la stessa scena con un intellettuale italiano, un professore universitario, o peggio ancora con un suo assistente, o con chi, per ventura, abbia ricevuto un incarico pubblico seppure come assessore del più piccolo comune del nostro Paese. Siamo pieni, di arroganza, di supponenza, di livore di insopportabile invidia. Dai cubani ho appreso tantissime cose, ho smesso di avere una visione eurocentrica, si è rafforzata in me l’idea della necessità di difendere le proprie origini culturali ma soprattutto ho ammirato la loro generosità d’animo.

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Per chi non sa chi è Miguel Angel Barnet Lanza vi dico che è un romanziere, poeta ed etnografo cubano, considerato tra i maggiori scrittori latinoamericani contemporanei. É stato allievo di Fernando Ortiz Fernàndez, uno dei pionieri dell’antropologia cubana ricoperto per più di dieci anni l’incarico di ambasciatore presso l’Unesco a Parigi. Barnet dirige attualmente la Fondazione Fernando Ortiz a L’Avana ed è presidente dell’Uneac (Unione degli artisti e scrittori di Cuba).Laurea honoris causa all’Università de La Sapienza di Roma, lo scorso novembre è stato insignito del titolo di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana per la sua carriera letteraria e per i legami culturali con il nostro Paese.