Bassolino: «Il Pd è nel burrone». E la Procura indaga sul voto

Inchiesta sugli eventuali brogli. I Verdi intanto chiedono i militari alle urne

di Marco Martone

Lui protagonista della scena politica cittadina e regionale lo è stato per molti anni. Lo spirito del combattente ce l’ha nel sangue e la sconfitta alle primarie, per mano di quella Valeria Valente, che ha poi miseramente fallito, per colpe non solo sue, la battaglia delle Comunali, non ha scalfito la voglia di essere in prima linea. Antonio Bassolino torna a parlare del Pd, dopo aver tuonato contro i vertici nazionali e locali del partito e ancora una volta sceglie la pagina Facebook per comunicare il proprio pensiero. L’ex sindaco di Napoli ha ricordato un post da lui scritto, qualche tempo prima delle elezioni. “Renzi intervenga con determinazione, prima che il Pd precipiti in un burrone politico e morale”. Questo post, spiega Bassolino, «era un grido di dolore e di allarme sul Pd a Napoli. E’ stato scritto prima delle liste, della campagna elettorale, dei guai delle ultime ore. Purtroppo nel burrone il Pd è precipitato». Adesso, secondo l’ex governatore per rimetterlo in piedi «si deve rifare tutto», cominciando con il commissariamento, preannunciato del resto dal segretario nazionale Matteo Renzi, del Pd provinciale e regionale e con lo schieramento in campo di «persone autorevoli e fuori dalle rigide correnti». Sarà poi necessario «azzerare l’attuale tesseramento militarizzato e lottizzato. Preparare un congresso di rifondazione. Bisogna dare al partito un corpo (iscritti veri), una testa (un gruppo dirigente), un’anima. Dobbiamo muoverci subito, con responsabilità e passione politica». Ancora una volta, dunque, Bassolino va diritto al cuore del problema, mostrando una vena politica evidentemente mai smarrita.

Il clima elettorale, in vista del ballottaggio, intanto, continua a essere infuocato, (come scritto ieri da Scrivonapoli). Ieri l’iscrizione nel registro degli indagati di due candidate al Consiglio comunale e al Consiglio di Municipalità, Anna Ulleto e Rosaria Giugliano, accusate di aver promesso posti di lavoro in cambio di voti. L’ipotesi di reato è corruzione elettorale. Le due candidate avrebbero acquisito voti in cambio di promesse di inserimento nel programma lavorativo Garanzia Giovani, finanziato dalla Regione.

E non è finita qui! La Procura di Napoli, infatti, ha aperto anche un fascicolo per fare luce sui video che mostrerebbero presunte irregolarità nelle operazioni di voto e passaggi di banconote all’esterno di alcuni seggi. Sulla questione sono intervenuti anche i Verdi, che hanno chiesto l’intervento dell’esercito in vista del secondo turno del 19 giugno. «Prima il video di fanpage, poi l’indagine sulle candidate. Ormai non si deve parlare di rischio di brogli e compravendita di voti, ma di una realtà concreta che va combattuta», spiega il consigliere regionale del Sole che ride, Francesco Emilio Borrelli, secondo il quale «a questo punto è necessario un intervento forte del Prefetto, che deve predisporre il controllo militare dei seggi ritenuti maggiormente a rischio già a partire da queste ore».

Ieri sulle vicende napoletane aveva ironizzato anche Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera, attraverso un twitt. “Matteo Renzi con il lanciafiamme al Sud? Forse per bruciare le prove del voto di scambio a Napoli? Miserie senza nobiltà…”, si legge nel profilo di Brunetta.

Di battaglia per la legalità parla anche Salvatore Ronghi, promotore di Napoli Capitale. «Sono orgoglioso della nostra battaglia politica per la legalità e contro il voto di scambio che, alla luce dell’inchiesta a carico di alcune candidate, comincia a dare i primi frutti», ha detto Ronghi, che poi ha aggiunto «prima ancora della presentazione delle liste, abbiamo allertato la Prefettura di Napoli sull’emergenza democratica che avrebbe caratterizzato queste elezioni comunali, con l’inquinamento del voto di scambio particolarmente nei quartieri popolari della città. Un’emergenza, determinata dalla scomparsa dei partiti e dei codici etici, che non riguarda solo il Pd, ma che rappresenta un ‘sistema’ articolato che si manifesta attraverso diversi strumenti, dalle promesse di posti di lavoro, alla assegnazione di case popolari, alla dazione di denaro o di beni alimentari”.