Cappelluccio: “ Un anno di scuola Comix a due bambini guariti grazie all’arte”
E’ proprio vero che, a volte, i sogni dei più piccoli si realizzano ma, per farlo, molto spesso, servono solidarietà, impegno e obiettivi comuni. Come quelli che vedranno il gotha della pediatria nazionale riunirsi a Napoli il 26 settembre all’Hotel Terminus per il convegno Pedi Art –Pediatria è arte. Nel corso dei lavori, sarà premiata la Fondazione I figli degli Altri, guidata dalla psicologa e psicoterapeuta Rosetta Cappelluccio, che da anni si impegna in prima linea a tutela dei minori: dai bambini abusati a quelli con fragilità emotive, dagli adolescenti violenti fino alla prevenzione al bullismo e cyber–bullismo direttamente nelle scuole, passando per i detenuti del carcere minorile di Nisida, ai quali insegna a gestire le proprie emozioni e a fermare l’impulso alla violenza.
A due dei suoi pazienti, guariti grazie all’arte, dopo un percorso difficilissimocominciato dopo il tentativo di suicidio a soli 11 anni, andrà il premio offerto dalla LT3, (la società di Cernobbio che da quasi 30 anni si occupa di organizzare eventi nell’ambito scientifico) che consiste in un anno di scuola di fumetti Comix.
“Un premio quanto mai importante – sottolinea Rosetta Cappelluccio nel ringraziare LT3. Da anni lavoro fondandomi sul potere terapeutico dell’arte, sia in musica sia nel disegno. Con i ragazzi del carcere di Nisida, quest’anno abbiamo utilizzato, tra l’altro, piccole matriosche colorate, che suscitavano emozioni diverse in ognuno di loro, emozioni a lungo represse che i giovani detenuti hanno imparato a riconoscere”.
L’arte dunque come potente strumento terapeutico, per ascoltare, emozionare ma soprattutto curare. Ed è quanto è stato riconosciuto anche dal presidente e responsabile scientifico del Convegno nazionale di Pediatria Pietro Ferrara cheaprirà la giornata di lavori. “ La medicina, sin dai tempi antichi, – afferma Ferrara – è stata in molti modi accostata all’arte. Pensiamo ai guaritori e ai sacerdoti e alla malattia, spesso raffigurata in dipinti e sculture come colpa o come premio, per non parlare della malattia degli artisti che veniva raffigurata nelle loro opere.
“Ogni bambino che riesce a trasformare la sofferenza in colore, in segno o in musica – conclude la psicoterapeuta Rosetta Cappelluccio – ci ricorda che la guarigione è possibile quando qualcuno si ferma ad ascoltare e ad accogliere. L’arte diventa allora ponte tra il dolore e la vita, strumento per riconoscere e dare forma alle emozioni, diventa una via per costruire la fiducia. Celebrare questi percorsi significa restituire dignità e speranza a chi ha conosciuto il trauma e testimoniare che, anche dalle ferite più profonde, può nascere la bellezza”.