Con Cesare Andrea Bixio ha origine la stessa canzone italiana: il compositore napoletano, artista e innovatore della cultura e dello spettacolo ma anche uomo dalle grandi intuizioni imprenditoriali, mosse i primi passi nella sua città, la Napoli in cui come amici aveva Totò ed Eduardo, ma ben presto la sua creatività lo portò a mietere successi anche all’estero, soprattutto nella Parigi di Mistinguett, che avendo ascoltato il suo “tango delle capinere”, lo volle come autore delle musiche per la rivista “Paris qui brille” al Casino de Paris, trovando poi le porte aperte per le Folies Bergère.
La mostra resterà al PAN fino al 10 gennaio; è stata realizzata dai figli Franco e Andrea, ha ricevuto la Medaglia di rappresentanza del Presidente della Repubblica, ed è concepita per unire musica e cinema, due aspetti del Novecento italiano nei quali Bixio seppe rappresentare il futuro, così come del resto fece anche nell’arte, collaborando con la corrente del futurismo, e nelle iniziative, avendo fondato la prima casa editrice musicale, in Galleria del Corso a Milano, ed anche la prima dedicata alle colonne sonore, producendo fra gli altri Morricone, Piovani ed i Goblin. E dopo questa incredibile ed intensa attività, come ama ricordare il figlio Franco a proposito del rapporto sempre vivo con la sua città, la sua ultima canzone, composta poco prima di morire, fu scritta in napoletano.”