Da giovedì 18 maggio alle ore 11 in esposizione, presso il Museo orientale “Umberto Scerrato” dell’Università degli studi di Napoli L’Orientale, a palazzo du Mesnil in via Chiatamone 62, cinque mummie egiziane di gatti che risalgono a 2500 anni fa, in un periodo compreso tra il 390 e il 170 a.C.
La più lunga misura 56 cm., la più corta 31 cm. Come specie, una è nilotica e le altre quattro libiche. Sono state ritrovate in diverse zone dell’Egitto.
All’interno ci sono scheletri di gattini uccisi, in onore delle divinità, in età compresa tra i 4 e gli 8 mesi.
Di questo genere di mummie, con la caratteristica dei tratti somatici dipinti a inchiostro, occhi rossi e neri, ce ne sono solo altre 25 in tutto il mondo. Questo però è l’unico gruppo di mummie di gatto in Italia. E di una in particolare, che ha la caratteristica di un motivo decorativo raro (losanghe a spina di pese), esiste solo un’altra simile al mondo.
Negli anni Cinquanta queste mummie erano state ammassate in condizioni precarie in una teca del Museo coloniale napoletano di via Chiatamone, difficilmente visitabile, poco aperto al pubblico e frequentato per lo più da studiosi. Dopo la guerra se ne persero le tracce, fino a rispuntare in un vecchio magazzino della Società africana italiana sotto una grossa coltre di polvere.
Così, nel 2014, vengono recuperate, restaurate, analizzate e studiate da una équipe di archeologi ed egittologi dell’Orientale. Responsabile principale di questo progetto è stata Maria Diletta Pubblico, egittologa, 29 anni, dottoranda dell’Orientale.
Per studiarle, alle mummie sono state fatte anche le tac e la radiografie. Il restauro è durato un anno.
L’Università degli studi di Napoli l’Orientale restituisce alla città questi reperti archeologici di grande suggestione, visitabili gratuitamente il giovedì e il venerdì dalle 11 alle 14 presso la sede del museo. Gli altri giorni su appuntamento, sempre con ingresso gratuito.