Un sindaco leghista a Palazzo San Giacomo. Di chi sarebbe veramente la colpa?

L'ipotesi anche solo di una candidatura a Napoli dovrebbe far venire l’orticaria

di Marco Martone

Un sindaco della Lega per Napoli. Sembra un ossimoro, un controsenso, un assurdo della politica. La Lega odiata, cantata con ironia e definita una “vergogna” da Pino Daniele, la Lega che fu di Bossi e che “odia” quei napoletani “puzzolenti come cani” da cui bisogna “scappare”. Ma come si fa? Un meridionale che vota per chi, ai meridionali, non fitta nemmeno le case! 

Un napoletano che parteggia per chi allo stadio canta “bruciali col fuoco”? La verità è che soltanto ipotizzare l’elezione di un sindaco leghista, pensare che possa anche solo candidarsi alla poltrona di primo cittadino della città, dovrebbe far venire l’orticaria. Una sorta di incubo, come si è affrettato a dire l’attuale sindaco, che napoletano lo è davvero ma che a tanti napoletani non piace affatto, perché non sempre basta essere nati al Vomero o alla Pignasecca per essere immuni da critiche e da errori anche fatali.

Svegliarsi da questo incubo, però, non sarà facile. Forse sarebbe stato opportuno evitare di… addormentarsi. Perché al sindaco de Magistris e a tutti quelli che rabbrividiscono all’idea che sullo scranno più alto di Palazzo san Giacomo possa salire un esponente del Carroccio, bisognerebbe chiedere cosa ha portato a questo scenario, di chi sia stata la colpa, dove siano le effettive responsabilità. Se lo stanno chiedendo anche nelle regioni e nelle città dove la sinistra era una roccaforte e dove sono costretti ad aprire le scatolette di… sardine per esorcizzare il rischio di uno smacco che sarebbe una sorta di ecatombe. Se il prossimo sindaco di Napoli dovesse essere uno della Lega, chi lo avrà messo in quel posto? I napoletani impazziti, corrotti, fessacchiotti e ignoranti oppure tutti quelli, lontani dalla Lega, che a Napoli e in Campania hanno lavorato (spesso male) in tutti questi anni.

Le colpe e i meriti di Salvini sono le colpe e i meriti che ebbe Berlusconi, che seppe sfruttare l’onda del malcontento per affermare se stesso e la sua “discesa in campo”. L’ipotesi che Napoli abbia un sindaco leghista resta remota ma soltanto il fatto che se ne parli dovrebbe far riflettere qualcuno e far nascondere in un angolo qualche altro.