Oriente e occidente, un conflitto primordiale

di Fabio de Paulis

All’indomani dell’attentato di Parigi, occorre fare ordine nella enorme mole di emozioni e sensazioni, senso di insicurezza e di vendetta, di impotenza e di ingiustizia che si sono instillate in ognuno di noi. La tentazione di etichettare tutti i mussulmani come terroristi è stata forte e molti ci sono cascati, anche alcune testate giornalistiche che nella giustizia sommaria ed estrema hanno colto al volo l’opportunità dello sciacallaggio politico. E’ di solare evidenza che grazie alla globalizzazione le linee di demarcazione tra i popoli vanno rapidamente dissolvendosi e le antiche divisioni tra nazioni progressivamente disintegrandosi. Questo incessante fenomeno dovrebbe portare gli uomini ad essere più tolleranti verso usi, costumi, fede religiosa e tradizioni dello straniero, cercando di convivere nell’utopia di una integrazione sociale fondata nel reciproco rispetto. Ma ciò che sembra essere stato assorbito nel corso dei secoli attraverso un processo più o meno cruento nel mondo occidentale, tale non è stato in quello orientale. Stabilita la relatività di concetti geografici come nord, sud, est ed ovest, poiché si può essere meridionali rispetto alla Baviera anche se “Padani” (Sic !!!), piuttosto che occidentali se cittadini di Baghdad per chi vive a Theran, si può serenamente affermare che il termine “Eurasia” coglie una realtà geograficamente attuale ma culturalmente molto variegata.

Alla luce di ciò la linea di demarcazione va cercata non tanto nei cangianti confini geopolitici quanto nei valori culturali. Quelli “occidentali” che possono riassumersi in: diritti umani, democrazia, tolleranza, diversità, libertà individuale, rispetto delle leggi e nel laicismo, sono valori che nella cultura medio orientale non sembrano essere stati ancora del tutto elaborati. Ora, se facciamo un salto indietro nel tempo rammentiamo che oriente ed occidente sono stati in guerra già da quella di Troia, ove gli Achei, Greci del Peloponneso, combatterono i troiani, mitico popolo dell’Asia Minore. Questo primordiale conflitto tra Occidente ed Oriente non aveva presupposti spirituali, poiché i due popoli adoravano gli stessi déi e condividevano gli stessi valori, né tantomeno fu la seppur affascinante Elena la causa di una disputa durata dieci anni, come Omero o chi per lui ha voluto far intendere, ma furono motivazioni esclusivamente commerciali e di controllo di quel tratto di mare, lo stretto di Dardanelli che dal Mediterraneo dà sul Mar Nero. Successivamente sarà la battaglia di Maratona a sancire la superiore organizzazione militare ma anche ideologica dell’occidente, ove la democrazia greca, nuova forma politica fondata sulla libertà, ebbe il sopravvento sulla tirannia straniera dei Persiani. Ci saranno poi la battaglia delle Termopili dove il tiranno persiano Serse con non poche difficoltà giunse fino ad Atene, per poi essere sconfitto a Salamina che riaffermò temporaneamente il sistema di governo democratico di Atene su tutto il mondo occidentale. E neanche Alessandro Magno nel 334 a.c. nell’invadere il potente impero persiano fu mosso da motivazioni spirituali o religiose, ma dalle aspirazioni di accrescere il proprio dominio sul mondo conosciuto. Le successive guerre puniche tra romani e cartaginesi, furono guerre tra l’occidente romano ispirato alla Grecia classica e i “barbari” che tentavano di orientalizzare il bacino del mediterraneo.

La distruzione di Cartagine segnò la fine di Annibale e dei cartaginesi. Sarà invece l’imperatore Costantino, per primo, a cogliere l’importanza della religione, quella cristiana nel caso in specie, che grazie anche a S. Agostino, diffondendosi in tutto l’impero romano d’occidente divenne, come anche predicato da S. Paolo, il mezzo più efficace per la unificazione di un mondo allora diviso. Ciò che tentò di fare Costantino senza riuscirvi al Concilio di Nicea, riuscì invece a Maometto dal 628 d.c., e cioè la identificazione del regno secolare con il regno sacro e la conseguente elevazione del governante alla condizione nominata e ispirata dalla divinità. Maometto fondendo religione e politica riuscì ad unire tutte le tribù della penisola araba creando una identità culturale unica. Le invasioni arabe solo da questo periodo in poi assunsero una connotazione anche religiosa e la sconfitta che subirono ad opera dei Franchi di Carlo Martello a Poitiers nel 732 d.c. ne impedì la penetrazione e le incursioni nel sud dell’Europa (Spagna meridionale) che venne definitivamente liberata dai mori solo nel 1492 con la conquista di Granada. Nel frattempo la guerra si era spostata in oriente a causa delle crociate per liberare la città Santa di Cristo, le chiese orientali e i luoghi sacri della cristianità, cadute nelle mani dei mussulmani. Quando nel 1291 l’ultima roccaforte cristiana in Terra Santa, Acri, fu conquistata dai mussulmani, le crociate ebbero finalmente fine e da allora in poi fino al diciannovesimo secolo nessun esercito cristiano mise più piede nei territori dell’Islam. In Europa progressivamente accadeva che con la scoperta delle americhe, il protestantesimo, l’età dei lumi, la comparsa della scienza che rivoluzionò totalmente il pensiero occidentale piuttosto che la nascita di una filosofia liberamente critica (Kant), condussero l’uomo occidentale verso l’età moderna, quella della ragione, edulcorandone ogni sentimento, ogni pensiero, ogni speculazione filosofica dai dogmi religiosi. In oriente invece, dalle crociate in poi andò formandosi l’Impero turco-ottomano che dal 1299 al 1922, per ben 623 anni fu uno dei più duraturi ed estesi della storia. Si pose al centro dei rapporti tra Oriente e Occidente per ben cinque secoli e si disgregò solo alla fine della prima guerra mondiale. Significativa fu la battaglia di Lepanto ove la flotta europea si scontrò con quella ottomana nel 1571 ed i cristiani ottennero un’importante vittoria ristabilendo un equilibrio utile per i rapporti commerciali tra queste due parti del mondo euroasiatico.

Ci proveranno ancora Napoleone, Hitler, gli americani a conquistare ed occidentalizzare l’oriente e mai per motivazioni ideologiche, ma solo ed esclusivamente per il controllo dei territori, delle rotte commerciali, dei giacimenti petroliferi, delle riserve di gas e di altre materie prime, trasformando in colonie ciò che per secoli erano stati luoghi di storia imperiale. La guerra dei sei giorni che ha visto Israele contro Egitto, Siria e Giordania, piuttosto che la guerra del Golfo o la sconfitta sovietica in Afganisthan, hanno dimostrato che Oriente ed Occidente si sono combattuti per il governo del mondo e non per diversità di cultura, religione o storia. L’Occidente si è impadronito culturalmente, economicamente e politicamente di tante aree dell’Oriente, al contempo con i crescenti flussi migratori, l’Oriente ha creato avamposti in Occidente, e per i mussulmani integrarsi risulta quasi impossibile perché significherebbe condurre una vita “non mussulmana”, non conforme ai dettami contenuti nel Corano. Gli attentati terroristici di questi tempi a ben vedere, nella loro tragica drammaticità, non sono poi tanto più cruenti, odiosi ed aspri, di quanto non lo siano già stati da circa duemilacinquecento anni a questa parte.