Napoli, le proposte degli Industriali

 Napoli deve tornare a essere una grande capitale europea, finalmente in grado di sfruttare la sua collocazione baricentrica nel Mediterraneo, tra sponda Sud e Nord Europa.

Napoli è il Nord del Sud e, come tale, deve riconoscersi la responsabilità di rilancio di un’area strategica per il Paese nella più ampia cornice continentale. Se, infatti, l’equilibrio europeo non può prescindere dall’Italia, un’Italia sostenibile non può fare a meno del Mezzogiorno, di cui Napoli deve tornare a essere avanguardia.

Si tratta di un obiettivo ambizioso, eppure alla portata purché si abbia chiara la risposta da dare alcune questioni prioritarie:

1) SINDACO METROPOLITANO
Quale ruolo riconosce alla Città metropolitana nell’interlocuzione con il Governo, l’Europa e la Regione nell’ambito della programmazione degli investimenti del Pnrr e dei fondi strutturali per la riqualificazione territoriale e del rilancio economico e sociale ?

2) ATTRATTIVITÀ E INVESTIMENTI PER IL RILANCIO
Come rendere la città di nuovo attrattiva anche in vista di un’azione di rilancio della Regione e dell’intero Mezzogiorno?

3) PARTENARIATO / DIALOGO ISTITUZIONALE
Come pensa di realizzare un efficace partenariato della Città con tutti i numerosi protagonisti istituzionali attivi sul territorio in una logica di sussidiarietà orizzontale e di condivisione di azioni e di progetti?

4) ROMPERE LOGICHE ISOLAZIONISTE
Come pensa di superare le “cittadelle fortificate” in cui sovente si isolano le varie realtà istituzionali, produttive e professionali della città? Il caso porto.

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PROPOSTE PER NAPOLI 2026

1) SINDACO METROPOLITANO

Il Sindaco di Napoli sarà anche Sindaco della Città Metropolitana. Un’istituzione importante, che tuttavia finora non è riuscita a decollare nel nostro Paese.
È comunque fondamentale che il disegno di sviluppo comunale sia concepito in un’ottica di area vasta, che tenga conto dell’integrazione di funzioni e servizi sovracomunali, nonché della necessità di evitare sovrapposizioni e duplicazioni. L’area metropolitana di Napoli conta più di 3 milioni di abitanti, ha la popolazione più giovane d’Italia, costituisce la quarta provincia nazionale per numero di imprese. Preesistenze e potenzialità del territorio vanno concepite in un’ottica di integrazione e complementarità, con una visione e una prospettiva condivisa di sviluppo.

In tale prospettiva vanno rilanciati anche i grandi progetti di riconversione territoriale. Da Napoli est, che certamente non può iniziare e finire intorno alla Stazione Centrale, ma deve essere vista in un unicum con l’area vesuviana, a Bagnoli che invece va congiunta con l’area flegrea, al centro storico che va allo stesso tempo valorizzato e preservato, alla periferia nord che è stata oggetto, così come per quella orientale, negli ultimi anni di troppi progetti annunziati e non realizzati.

Bisogna procedere con una logica sistemica, l’unica che può massimizzare la progettualità singola in un programma di sviluppo che abbracci il più vasto territorio in cui il sincronismo dei tempi e delle azioni valorizzi e massimizzi i risultati . L’unica che può attrarre investimenti e creare centinaia di migliaia di opportunità di lavoro. Ma per agire in tal senso c’è bisogno di coinvolgere i soggetti potenziali protagonisti dello sviluppo: le imprese! Altrimenti si rischia di definire vincoli tali da rendere problematica la sostenibilità finanziaria del rapporto tra investimento pubblico prospettato e ritorno per la collettività, in termini di maggiore pil generato e nuova occupazione.

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2) ATTRATTIVITÀ E INVESTIMENTI PER IL RILANCIO

A Napoli vanno realizzate condizioni di attrattività per capitali internazionali, non solo endogeni o comunque nazionali. Napoli va trasformata in una Smart City, sul modello di esperienze già vissute in Europa e nel Mondo e con un disegno di sviluppo inclusivo per le zone periferiche, che vanno in tal senso recuperate a una identità estetica e funzionale, dotandole di servizi all’altezza di una metropoli evoluta.

La metamorfosi virtuosa può essere agevolata dal Pnrr, i cui assi strategici – digitalizzazione, transizione ecologica e inclusione sociale – rappresentano linee di indirizzo basilari per il conseguimento dello scopo. Bisognerà utilizzare in maniera coerente ed efficace i fondi FSC e le ingenti risorse messe a disposizione dal POR e dal PON 2021/27. Ciò sarà possibile anche promuovendo un nuovo protagonismo di giovani preparati e formati con il supporto e l’interazione con il mondo accademico e produttivo.

Non si parte da zero. La presenza a Napoli e provincia di cinque atenei, prestigiosi centri di ricerca e di un polo universitario dell’innovazione a San Giovanni a Teduccio costituisce un valore aggiunto da far fruttificare per trainare un’economia provinciale ancora lontanissima dagli standard medi nazionali e, ancor più, da quelli di altre metropoli come Milano.

Su scala metropolitana, vanno realizzate condizioni che favoriscano nuovi insediamenti, dalla infrastrutturazione di aree industriali spesso ancora carenti anche nei servizi primari, al decollo della Zona economica speciale, con la realizzazione degli opportuni collegamenti intermodali oltre che con condizioni agevolative fiscali, contributive e di semplificazione amministrativa.

La definizione degli interventi finalizzati al miglioramento delle aree di insediamento produttivo va realizzata con l’indispensabile coinvolgimento delle imprese. In tal senso andrebbero ripristinate esperienze analoghe ai Comitati di indirizzo dei distretti, promossi dalla legge n. 317 del ’91.

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Più in generale, uno dei presupposti per rendere attrattivo un territorio per nuovi insediamenti è dato dall’attenzione riservata al patrimonio produttivo preesistente. In questa ottica vanno valorizzate e rafforzate le filiere produttive, partendo dalle tante eccellenze presenti su scala vasta nell’ambito manifatturiero: dall’agroalimentare al sistema moda, dall’aerospaziale all’automotive, dal packaging all’industria chimico-farmaceutica, all’industria di costruzione e manutenzione dei mezzi di trasporto.

Ma occorre naturalmente avere riguardo anche alle prospettive di un patrimonio produttivo futuro connesso alle nuove opportunità offerte dal pnrr. Una per tutte: va considerato il nuovo enorme fabbisogno di energia rinnovabile, che in Italia, per gran parte, può essere prodotta soltanto al sud.

3) PARTENARIATO / DIALOGO ISTITUZIONALE

Il Comune non è un’Isola, ma un ente costretto, al di là di qualsiasi intenzione dei suoi vertici, a dialogare con altri livelli istituzionali. In tal senso, il nuovo Sindaco dovrà imprimere una svolta netta rispetto all’esperienza precedente. La polemica sterile e demagogica danneggia in primo luogo i cittadini, che ne pagano il prezzo in termini di ritardi di opere e servizi. Il dialogo interistituzionale costituisce, tra l’altro, uno dei presupposti per realizzare efficacemente e nei tempi fissati dall’Ue gli interventi varati nel quadro del Pnrr e le iniziative finanziabili con le altre disponibilità in dotazione, a partire dalla nuova programmazione dei fondi comunitari (POR Campania e PON 2021/27). Il confronto costruttivo con gli altri livelli istituzionali è indispensabile inoltre per dare finalmente concretezza ai grandi interventi di rigenerazione e riconversione urbana, immobilizzati da decenni a causa di un mix tra diatribe, superficialità, indecisionismo.

All’interno di questo processo si innesca il ruolo attivo del tessuto imprenditoriale. Il mondo delle imprese deve infatti contribuire al processo decisionale dell’Istituzione.

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Il confronto va realizzato nella concretezza dei temi. Promuovendo tavoli specifici sulle tematiche di interesse dei settori produttivi, sulla base di loro istanze, suggerimenti, sollecitazioni. Assicurando risposte pertinenti e non generiche, definendo tempistiche perentorie per l’attuazione degli interventi e consentendone nei fatti il monitoraggio alle associazioni rappresentative del mondo produttivo.

È il solo modo efficace con il quale le imprese, soggetti vocati per ruolo a promuovere sviluppo, possono svolgere il loro compito. Avendo così la possibilità di esprimere progettualità, cultura imprenditoriale e manageriale, e di raccordare linee di indirizzo dell’amministrazione alle concrete specificità di aree, attività economiche, insediamenti produttivi.

Ma le imprese possono offrire un contributo anche per accelerare la rifondazione della macchina amministrativa. L’attuale struttura conta su circa 5 mila dipendenti, contro gli 11 mila di non troppi anni fa. Va innovata nei sistemi e nelle procedure, digitalizzata e riqualificata con l’ingresso di personale giovane e abile nelle nuove tecnologie.

4) ROMPERE STERILI ISOLAZIONISMI
Superare la logica delle cittadelle fortificate. Il caso del porto

Lo scalo partenopeo costituisce la prima ‘azienda’ cittadina, producendo circa il 15% del Pil regionale, per un’occupazione di circa 8 mila addetti tra diretti e indotto.
Nel porto di Napoli transita gran parte delle merci dirette nel Sud Italia, il 35% dell’export della regione.

Il golfo di Napoli, con oltre 8mln di passeggeri all’anno, è il secondo per traffico al mondo dopo Bangkok. Ma il porto di Napoli, ogni anno, ‘rifiuta’ circa 40 navi da crociera (per un totale di 200 mila passeggeri) per mancanza di spazi, così come non è attrezzato per l’ormeggio delle navi c.d. Long Range 1 e 2, oggi sempre più richieste dal mercato.

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È una situazione che può ribaltarsi, trasformandosi in una enorme opportunità di crescita per la città e l’economia dell’intera regione. Il Pnrr destina oltre 3,8 miliardi di euro a interventi per l’ammodernamento e il potenziamento dei porti, per la realizzazione del Piano nazionale del cold ironing che permette alle navi di sostare al porto eliminando le emissioni inquinanti, per l’efficientamento energetico (green ports), per agevolare l’intermodalità (consentendo in tal modo la realizzazione dell’ultimo miglio ferroviario anche nel porto di Napoli).

La Città metropolitana è membro effettivo del Comitato di Gestione dell’Autorità di Sistema Portuale e, come la Regione, deve interloquire con le imprese che a vario titolo partecipano all’economia del mare per una programmazione strategica basata sulle effettive esigenze degli operatori economici e della loro utenza.

Il Porto e la Città, dopo decenni di parziale isolamento dello scalo, devono tornare a essere una cosa sola, a interagire e integrarsi socialmente ed economicamente. Anche il decollo della Zes può accelerare questa svolta.

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ALTRI PUNTI QUALIFICANTI

Mobilità sostenibile

Porto, Aeroporto, Trasporto su ferro e su gomma devono essere tasselli armoniosi su cui innestare uno sviluppo di nuovi traffici e insediamenti produttivi. E’ fondamentale a tal fine garantire fluidità ai vari snodi, nell’ottica dell’intermodalità, ma per ottimizzare il trasporto delle persone e la movimentazione delle merci su scala locale è necessario condividere un Piano della Mobilità Sostenibile dell’Area Metropolitana.

E’ fondamentale infatti portare a sintesi la complessità di ambiti coinvolti e di interessi, spesso confliggenti, dei vari stakeholder (dagli automobilisti, al trasporto pubblico; dai ciclisti, agli utenti dei sistemi di micromobilità; dai pedoni agli operatori della logistica).

Tra gli obiettivi del piano dovrebbero figurare la riduzione della congestione stradale, l’incremento della velocità commerciale, il contenimento delle emissioni. Strumento decisivo per conseguirli dovrebbe essere la gestione digitale dello spazio urbano.

Occorre altresì: pianificare e raccordare con le funzioni urbane la mobilità a breve e medio-lungo raggio; riqualificare la rete delle infrastrutture, come le aree di interscambio; definire regole di accesso alle aree urbane in modo congruo per un periodo industrialmente significativo.

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Turismo

Il turismo va valorizzato nei suoi asset, non considerato per i circoscritti proventi originabili dall’aumento di flussi low cost.
Vanno dunque messe in campo iniziative per il suo definitivo rilancio:

  • –  Incentivi e/o riduzioni IMU e TARI, finalizzate all’incremento delle strutture alberghiere, anche attraverso il riutilizzo di un patrimonio pubblico spesso svilito o abbandonato al degrado;
  • –  Disincentivi all’uso di alloggi per “fitto breve”;
  • –  Apertura al pubblico di siti di particolare attrazione, allo stato inaccessibili;
  • –  Potenziamento dei trasporti in particolar modo finalizzati a veicolare flussituristici;
  • –  Destinazione esclusiva a sostegno del comparto delle risorse ricavate dallatassa di soggiorno.
    Deve inoltre essere modificato il regolamento edilizio che, ad esempio, allo stato impedisce l’accorpamento di edifici – spesso disabitati e degradati – che potrebbero essere recuperati e valorizzati sotto i profili sia turistico che residenziale, contribuendo così alla riqualificazione sociale di alcune aree.

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Le incompiute

Le opere incompiute non si traducono solo in sprechi di tempo e di denaro. Costituiscono anche un duplice disagio per la cittadinanza, che subisce le conseguenze sia dei cantieri sempre aperti (inquinamento ambientale, ostacoli alla circolazione), sia della ritardata realizzazione dei servizi al cui soddisfacimento le opere erano destinate.

La futura Amministrazione dovrà modificare l’attuale deplorevole stato di proliferazione delle opere incompiute in città, intervenendo direttamente oppure facendo valere il peso e le ragioni della cittadinanza nel confronto con altri enti e istituzioni e con gli stessi operatori economici interessati. Va posto fine alla consuetudine dannosa di prorogare di volta in volta i tempi di apertura di nuove strutture e servizi. In presenza di imprevisti, le nuove scadenze vanno rimodulate con rigore e non annunciate con superficialità, con deadline destinate ancora una volta a non essere rispettate. Va ripristinata la buona prassi di indicare con un’apposita segnaletica obiettivi e termini di scadenza di ogni cantiere aperto nel territorio.

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Una città normale

La manutenzione di strade, la riqualificazione di edifici, la realizzazione di nuove strutture e infrastrutture devono essere caratterizzate dalla qualità dell’intervento. La sobrietà e l’esigenza di contenere i costi non possono tradursi in progettazioni carenti, utilizzo di materiali scadenti, ricorso a lavoro superficiale e improvvisato. Gli effetti, altrimenti, sono quelli sotto gli occhi dei napoletani: necessità di rifare dopo pochi mesi quanto si era concluso, spesso dopo anni di ritardi.

In mancanza di correttivi continueranno a verificarsi vicende come quelle della Galleria Vittoria, o più in generale condizioni di degrado urbano come quelle riscontrabili non solo a Ponticelli o a Scampia ma perfino in quartieri caratterizzati da un mercato immobiliare di lusso come Posillipo. A partire dai bandi, occorre quindi assicurare standard adeguati di qualità per gli interventi di edilizia pubblica e per i servizi connessi.

Possibile che, ancora nel 2021, non si riesca ad avere un quadro esauriente dei servizi presenti nel sottosuolo di Napoli? Di tubi, fili, condotte, canali che lo attraversano in lungo e in largo? La perdurante carenza di dati al riguardo è un fattore di rischio per qualsiasi opera pubblica si intraprenda. Può comportare la scoperta, al solito in ritardo, di impedimenti tali da dover rivedere progetti e rifare lavori. La nuova Amministrazione dovrebbe dunque chiamare a raccolta i responsabili degli enti fornitori dei vari servizi e creare uno staff preposto ad analizzare documentazioni prodotte, elaborare una mappa dei sottoservizi e comunicarla per tempo a chi è chiamato a progettare nuovi interventi.

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Le municipalizzate

E’ necessario, a monte, superare una concezione assistenzialistica di società municipalizzate che non servono per dare lavoro ai dipendenti ma per assicurare servizi ai cittadini utenti. Al momento, la gestione risulta inadeguata sia in termini di sostenibilità economico finanziaria che di qualità delle prestazioni rese.

Una conduzione manageriale rigorosa è dunque la precondizione per il recupero di efficienza non solo dell’amministrazione di Palazzo San Giacomo tout court ma anche delle sue controllate.
Una conduzione manageriale rigorosa è dunque la precondizione per il recupero di efficienza non solo dell’amministrazione di Palazzo San Giacomo tout court ma anche delle sue controllate, a partire da Napoli Holding-Anm e, più in generale, dalla qualità complessiva del sistema di trasporto locale cittadino e metropolitano.

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Vivibilità

Non esiste sviluppo possibile in una comunità senza un quadro generale di regole chiare e rispettate, sia dalla cittadinanza, sia da chi governa il territorio.
Legalità e trasparenza sono precondizioni per un sano e corretto svolgimento delle attività economiche ordinarie, nonché per attrarre investimenti e per qualsiasi progettualità finalizzata al rilancio del territorio.

Il recupero di maggiori livelli di vivibilità richiede da parte dell’amministrazione una costante interlocuzione con i livelli istituzionali preposti alla tutela dell’ordine pubblico. Ma la sicurezza da garantire in funzione di una maggiore qualità della vita e dell’agibilità stessa dell’impresa non si esprime solo nel contrasto alla criminalità e al sommerso. Va intesa anche, in un senso più ampio, di salvaguardia del patrimonio urbano e del sottosuolo. In tal senso, vanno ridefinite le regole urbanistiche necessarie per la riqualificazione urbana.

Occorre intervenire per combattere efficacemente l’abusivismo e superare condizioni di dissesto idrogeologico, per le quali anche perdite nelle adduzioni di acqua possono provocare voragini, con danni rilevanti per la comunità.
Vanno inoltre sanzionate con rigore le trasgressioni quotidiane che, ledendo i diritti del prossimo, generano caos e disagi. Dai parcheggi in seconda fila agli atti di vandalismo contro il decoro urbano.

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La Giunta e il Management

Il nuovo Sindaco deve dare a se stesso e alla sua Giunta un metodo. Idee e progetti vanno fatti seguire da rigorosi cronoprogramma. Bisogna tracciare una mappa delle tappe parziali e dei traguardi finali da raggiungere, controllando che vengano perseguiti con coerenza, nei tempi e nei modi.

Questa prassi deve diventare ordinaria e non essere adottata soltanto in circostanze eccezionali, come una emergenza sanitaria o un grande evento da organizzare. Naturalmente, per realizzare questo cambiamento, il Sindaco deve poter contare sui collaboratori giusti, dalla squadra di governo comunale a una macchina amministrativa in grado di funzionare, dotata di capacità e competenze adeguate. Occorrono dunque sia una Giunta formata da Assessori di alto profilo, sia professionalità dotate di competenze manageriali acclarate, che supportino l’azione del Sindaco e della sua squadra.

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