Ercolano, la Casa del Bicentenario nel crocevia tra città antica e moderna

ll 23 ottobre del 2019 è una data significativa che vale la pena di raccontare

 

Ai più probabilmente questa data suggerisce solamente che si riapre al pubblico una delle più importanti domus dell’antica Ercolano finora portata alla luce. In realtà la celebrazione di questa data in cui 300 anni fa vennero avviati gli scavi di Ercolano antica serve a richiamare molte altre storie e, in qualche modo, anche a guardare insieme alla nostra futura comune storia. È per quello che oggi si sono riunite molte persone intorno a questa casa accogliendo l’invito a celebrare una data: tanti professionisti che hanno lavorato e ancora lavorano per conservare questa domus, rappresentanti delle istituzioni e dei partner internazionali coinvolti, membri della società civile, residenti della comunità che vive intorno agli scavi e che ne conosce tutta la storia recente. Per tutte queste persone la data è simbolica perché il decumano massimo si trova al confine degli scavi novecenteschi e questo confine, dove la città antica finisce e inizia quella moderna è oggi più che mai carico di significati, un punto di partenza per riavvicinare le persone al patrimonio culturale.

Si riapre una casa che non è ancora completamente restaurata, per mostrare le attività che servono a restituirla alla visita e per invitarle a fare parte di un delicato processo che normalmente è gestito solo da specialisti.

Per riavvicinarle le accogliamo a meglio comprendere la vita domestica antica in questa casa che è una di quelle che meglio la rappresentano.

Per riavvicinarle, stiamo completando l’ultimo tassello di un lungo percorso di riqualificazione del quartiere che si affaccia sul sito archeologico, per consentire alla comunità che vive qui di accogliere la comunità dei visitatori in uno spazio verde e panoramico.

Per riavvicinarle infine raccontiamo anche le difficoltà del percorso che abbiamo fatto fin qui e del contributo fondamentale che può portare il partner privato, sia esso filantropico sia scientifico, quando riunisce le forze per sostenere l’amministrazione pubblica nella tutela e valorizzazione del bene culturale.

Vicende storiche di ritrovamento e conservazione

La Casa del Bicentenario si trova nel centro dell’antica Ercolano, affacciata sulla strada principale a pochi passi dal Foro e dal teatro. Lo scavo, avvenuto negli anni tra il 1937 e il 1939 sotto la guida di Amedeo Maiuri, mise in luce questa importante domus sviluppata su tre piani ed estesa per una superficie complessiva di circa 600 mq. La scoperta della casa, che deve il suo nome ai festeggiamenti collegati all’anniversario dell’avvio degli scavi della città antica di Herculaneum, finì per attirare l’attenzione del mondo intero. Dopo 2000 anni, un’abitazione di lusso, affacciata sul Decumano massimo e vicina alla principale piazza cittadina, apriva i suoi battenti, svelando la propria storia, ma anche il volto della città e dei suoi abitanti negli anni che precedettero l’eruzione grazie ad alcune straordinarie scoperte.

Il racconto di questa vicenda era stato affidato dal tempo alla struttura della casa con le sue trasformazioni, al pavimento e alle raffinate pitture del tablino, al ritrovamento di un pannello di porta con grata scorrevole carbonizzato e alla scoperta di una serie di tavolette cerate in un ambiente al piano superiore della casa, la cui lettura avrebbe ampliato di molto le conoscenze sui suoi proprietari, ma in definitiva sull’intera compagine sociale cittadina.

A Maiuri fu fin da subito chiaro come l’eccezionale stato di conservazione di questi elementi, così come quello delle stoffe e degli alimenti carbonizzati recuperati in vari punti della città, fosse capace di raccontare, con maggiore forza espressiva di qualunque altra evidenza, la quotidianità di una città romana fornendo la prova tangibile dell’eccezionalità di Ercolano. Egli aveva saputo cogliere queste potenzialità scegliendo di restituire, al pari della fisionomia originaria degli spazi, il volto umano della città ricollocando gli oggetti nelle case e nelle botteghe per rendere comprensibile la funzione degli spazi. Chi visitava la casa all’epoca della sua riapertura avrebbe trovato ricollocata nell’impluvium una colonnina marmorea; nell’ala a sinistra dell’atrio una teca con alcuni reperti in bronzo, terracotta, marmo e vetro recuperati dallo scavo; un tavolo di marmo sostenuto da una colonna scanalata con base e capitello modanato e al piano superiore dell’edificio, un mobile carbonizzato.

La Casa, purtroppo chiusa al pubblico dal 1983 a causa di dissesti di ordine strutturale, riapre grazie all’importante tappa della programmazione congiunta tra Packard Humanities Institute, e il nuovo Parco Archeologico di Ercolano.

Studi, ricerche e interventi di conservazione e manutenzione si sono susseguiti negli ultimi dieci anni all’interno di una strategia complessiva che ha l’obiettivo del restauro totale dell’intero edificio senza rinunziare alla fruizione, anzi, cogliendo l’opportunità per realizzare un laboratorio all’aperto in cui coinvolgere il pubblico.

La ormai consolidata collaborazione pubblico – privata con la Fondazione Packard ha creato un clima di positivo interesse che ha attratto anche altre prestigiose istituzioni internazionali quali il Getty Conservation Institute (GCI) che, proseguendo con entusiasmo una collaborazione avviata nel 2011, sta contribuendo  a restituire al pubblico il tablino della casa in una fase di conservazione ancora più avanzata con un progetto pilota e specifici studi in questo ambiente tra i più interessanti della dimora.

I lavori di restauro nel tempo

La domus del Bicentenario è stata scelta per un percorso conservativo innovativo, nel quadro del consolidato sentiero collaborativo sopra menzionato che si è tradotto nel’Herculaneum Conservation Project (HCP), di cui il sito di Ercolano e la sua amministrazione si fregiano da quasi un ventennio.

Questa domus infatti aveva rappresentato, all’epoca degli scavi novecenteschi, uno dei tasselli più significativi di una campagna di restauro mirata a trasformare il sito archeologico in una città museo.

Con spirito simile, ma modalità diverse, l’HCP ha affrontato la sfida del restauro a partire dal 2010 in stretta collaborazione con la ex Soprintendenza Archeologica di Pompei, e ora con il Parco Archeologico di Ercolano, creandovi un laboratorio permanente di restauro, a beneficio dell’intera città antica. La casa infatti è esemplificativa delle sfide che questo prezioso e fragile sito archeologico affronta oggi: delicati elementi lignei carbonizzati, strutture in parte originali e in parte ricomposte, in un delicato equilibrio statico voluto da Maiuri per fini scenografici, affreschi e mosaici trattati innumerevolmente nel corso di quasi un secolo dal disseppellimento.

Il laboratorio che si è voluto qui è anche rappresentativo di come l’iniezione privata possa estrarre il meglio dalle capacità dell’amministrazione pubblica: grazie al nuovo Parco Archeologico di Ercolano la casa del Bicentenario sarà  un cantiere ‘permanente’ in cui studio e sperimentazione andranno di pari passo con la fruizione attraverso un utilizzo equilibrato delle risorse, un bene culturale comune su cui più soggetti lavorano insieme per migliorarne le conoscenze e il pubblico godimento.

In questo virtuoso contesto, risorse private e pubbliche sono confluite in questi anni per studiare, conservare e fare rinascere ancora una volta questa splendida dimora antica: con una staffetta esemplare della migliore amministrazione di tutela italiana, il parco Archeologico  di Pompei ha passato il testimone al Parco Archeologico di Ercolano nel 2016, accompagnando l’avvio dell’ultima campagna di interventi, quella che ha permesso oggi la riapertura al pubblico; ad arricchire questa compagine, oltre al team dell’HCP, anche gli specialisti del Getty Conservation Institute, forse l’istituto di ricerca nel campo della conservazione dei beni culturali più conosciuto al mondo, che dal 2010 sperimenta tecniche per la conservazione degli affreschi del tablino della casa.

Aprendo le porte della domus oggi non si ritrova solo la meraviglia di riscoprire ambienti e decorazioni celati al pubblico dal 1983, ma anche una modalità diversa di comprendere il processo di tutela, interagendo con gli specialisti e vedendo gli sforzi in atto per recuperare quanto, salvato una prima volta, rischiava di andare nuovamente perduto. Un appello alla partecipazione di tutti a prendere parte a tale processo, muovendosi con cautela e apprezzando i lavori in corso, più che osservando un restauro ‘perfetto’.

Il visitatore potrà esaminare ancora una volta l’audace sistema ricostruttivo messo a punto negli anni ‘30 del Novecento da Amedeo Maiuri e recuperato con il progetto appena concluso, che permetteva (e permette) ai visitatori di godere della vista delle partiture decorative superiori da piano terra e anche dalla strada. Potrà entrare nel sontuoso atrio e analizzare la copertura a compluvio che, deformata sotto la spinta della coltre di fango vulcanico che seppellì la città nel 79 d.C., è stata ricostruita nel corso del 900 più volte con grande difficoltà, a causa del disassamento delle falde. Potrà vedere ponteggi e stazioni di monitoraggio montati nel tablino, a beneficio della conservazione di lungo termine dei delicati affreschi. Potrà anche osservare una porta scorrevole in legno carbonizzato e immaginare le sfide che ancora attendono i tecnici impegnati a mettere a punto una soluzione innovativa adeguata per costruirle intorno una nuova teca. Potrà entrare nel peristilio della casa e osservare il lavoro in atto per consentire di nuovo l’accesso al primo piano nel retro della casa e alla ‘croce’ creduta cristiana.

Uscendo da questa domus infine il visitatore di domani potrà interrogarsi sulle difficoltà da fronteggiare per restituire al pubblico una struttura così articolata e fragile, in un sito scavato quasi un secolo fa, visitato giornalmente da migliaia di persone e sito in un’area a forte rischio sismico e idrogeologico.

I lavori svolti tra il dicembre 2017 e il settembre 2019:

Questo cantiere, appena terminato, ha consentito di concludere una importante fase di lavori portata avanti ‘a tappe’ dal 2010, per ‘mettere in asciutto’ la casa, sostituendo tutte le coperture che si erano degradate e che non garantivano più l’allontanamento delle acque meteoriche, e mettendo in sicurezza le superfici decorate, per la prima volta da trent’anni al riparo dal degrado attivo. Le modalità tecniche sono state studiate per rispondere al rischio sismico, alle esigenze di durabilità, di compatibilità con l’antico, ma soprattutto nell’ottica, avviata dall’archeologo Maiuri, di una fruizione quanto più possibile estesa, di una archeologia pubblica.

Le scelte ‘scenografiche’ attuate nei restauri di Maiuri hanno comportato la necessità di realizzare alcuni impegnativi interventi, quasi ‘chirurgici’, per recuperare murature con bellissimi affreschi che erano state ricostruite in modo da essere pressoché sospese al livello del primo piano, lungo il Decumano massimo. Anche le strutture che conducevano al primo piano nell’area del peristilio, ricostruite a suo tempo per consentire ai visitatori di raggiungere la ‘croce’, e parzialmente crollate negli anni Novanta, sono state ricomposte. È stato anche deciso di ampliare il numero dei solai ricostruiti per consolidare ulteriormente le strutture murarie, consentire una migliore gestione delle acque e nel contempo proteggere gli apparati decorativi: i nuovi solai sono stati adattati alle deformazioni causate dall’eruzione e ai resti delle strutture antiche ancora in posto.

I lavori sulle superfici decorate sono stati limitati alla loro messa in sicurezza, per consentire di proseguire il processo di studio sulle tecniche più efficaci, ma comunque proteggendole: tutti gli apparati decorativi parietali sono stati consolidati e resi solidali con le strutture murarie, sono state rimosse le dannose stuccature cementizie e sostituite con adeguate malte di restauro e infine trattate per la rimozione degli agenti biodeteriogeni.

Sulle pavimentazioni, soprattutto quelle in mosaico, sono stati eseguiti interventi di stabilizzazione importanti sia degli strati preparatori di sottofondo sia delle tessere più superficiali, al fine di garantire la calpestabilità delle stesse. Dopo attento studio si è decisa la sostituzione delle stuccature di restauro nelle aree di lacuna per poter ripristinare un buon piano di planarità della superficie, eliminando differenze di piani tra le aree di lacuna e il piano di calpestio che, come è immaginabile, possono generare fenomeni di degrado antropico sulle delicate tessere musive.

I lavori alla casa del Bicentenario sono ancora in corso: le prossime tappe riguarderanno in particolare la conservazione degli affreschi e dei manufatti in legno carbonizzato, e il ripristino degli accessi ai piani superiori, sempre in un’ottica multidisciplinare ed innovativa.

L’intervento sulla porta a soffietto in legno carbonizzato è stato rinviato per permettere una maggiore acquisizione dei dati conservativi e microclimatici, tali da consentire poi l’esecuzione di un progetto di restauro più preciso e ampiamente condiviso, anche sulla base delle ricerche che si stanno svolgendo nell’ambito dell’HCP su questa classe di materiali.

Come è possibile osservare e apprezzare, nel tablino della casa è ancora in corso di svolgimento un progetto pilota del Getty Conservation Institute, per lo studio e la conservazione delle superfici decorate sia parietali sia pavimentali. Il progetto si propone di mettere a punto metodi e materiali che potrebbero essere impiegati anche per la conservazione di altre superfici decorate che, seppellite durante l’eruzione del 79 d.C., presentano problemi analoghi dopo essere state riportate alla luce e sottoposte a interventi di restauro. La metodologia conservativa seguita dal progetto è condotta in modo scientificamente rigoroso, avendo previsto ricerche propedeutiche, analisi scientifiche, monitoraggio delle condizioni ambientali e prove di trattamento, per poi introdurre misure passive e interventi conservativi allo scopo di preservare le pitture murali e il pavimento musivo. A queste operazioni farà seguito, nel 2020, un monitoraggio post-trattamento.

Oggi il Parco Archeologico di Ercolano sta rendendo fruibili degli ambienti della Casa del Bicentenario che rappresentano un primo saggio di restauri che si sveleranno pian piano ai visitatori, coronando il processo del programma di inclusione del pubblico e di partecipazione nelle attività di restauro e manutenzione dell’eccezionale patrimonio archeologico dell’antica città.  Durante l’ultimo anno, con il programma Close-up sono stati centinaia i visitatori che hanno avuto assaggi del dietro le quinte del lavoro di archeologi e restauratori impegnati nel loro lavoro dal vivo nella Casa dell’Albergo, nella Casa del Colonnato Tuscanico, nella Sede degli Augustali, Casa del Tramezzo di Legno, nella Casa d’Argo per citarne solo alcune.

L’apertura della Casa del Bicentenario sarà il focus di una sperimentazione della durata di quattro mesi in cui i visitatori saranno chiamati a partecipare alla prevenzione del degrado anche attraverso l’uso e il riuso di speciali copri scarpe ecocompatibili. Le pattine permetteranno di calpestare le superfici senza danneggiarle, in modo non invasivo e rappresenteranno anche un simpatico ricordo di un’esperienza di inclusione.

La Casa del Bicentenario tra destino e mito

Il segno della cristianità(?)

Il 28 gennaio 1938 lo scavo nella Casa del Bicentenario raggiunse il primo piano del quartiere sul braccio ovest del peristilio. Qui si verificò un ritrovamento che fu subito giudicato di straordinaria importanza. Nei Diari di scavo si legge, infatti, che “in un ambiente del piano superiore… sulla parete ovest sopra stucco a fondo bianco vi è incisa una croce alta m. 0,45 per 0,36. La parte perpendicolare è larga m. 0,045 e quella orizzontale m. 0,025… Sul pavimento, sotto la croce, vi è una cassa o ara votiva di legno carbonizzato non ancora sterrata”. La scoperta fu subito comunicata ad Amedeo Maiuri il quale colse le straordinarie potenzialità del rinvenimento che poteva fare di Ercolano il luogo al mondo dove si conservava la più antica testimonianza cristiana del culto della croce. La domus è particolarmente nota al grande pubblico proprio per la scoperta di quello che venne ritenuto erroneamente da Maiuri il primissimo segno della cristianità in questi luoghi, cioè un segno a forma di croce sull’intonaco parietale di un ambiente di primo piano, poi interpretato come supporto di una mensola sulla base del confronto con altri ritrovamenti simili. Ma tanto bastò tuttavia per far diventare ancora oggi la casa oggetto di interesse anche per questo motivo.

Un archivio di tavolette cerate

La Casa del Bicentenario è una delle otto che hanno restituito tavolette di legno per la scrittura e, in misura molto ridotta, papiri che costituivano veri e propri archivi dei più importanti documenti con valore giuridico personali e delle attività, prevalentemente di tipo economico finanziario, svolte dai loro possessori. Questi preziosi reperti, insieme all’eccezionale biblioteca della Villa dei Papiri e ai graffiti incisi sulle pareti di case ed edifici pubblici, rendono Ercolano un esempio unico in tutto il mondo romano che aiuta a comprendere la forte presenza e la diversificazione della scrittura con un’alfabetizzazione molto diffusa e estesa a tutte le classi sociali. Al momento dell’eruzione almeno centocinquanta documenti su tavolette di legno (di cui sessanta sono stati riconosciuti nei depositi del Museo Archeologico Nazionale di Napoli), accompagnati da un unico papiro, si trovavano riposti in una cassa di legno in una camera al primo piano accessibile solo dalla parte più riservata ed intima della dimora, non lontana dal tablino, ufficio del padrone di casa. La vicenda più intrigante riguarda una donna di questa famiglia, Calatoria Themis, e i fatti si sono svolti solo pochissimi anni prima dell’eruzione, quando era rimasta vedova del defunto Caio Petronio Stefano. Si tratta del famoso “processo di Petronia Justa” che vide contrapporsi Calatoria Themis e Petronia Justa per stabilire se quest’ultima fosse o meno libera dalla nascita.

La ripiantumazione nel giardino

Si osservano gli affreschi, si seguono i tracciati dei giardini, si fanno i calchi in gesso delle radici, attraverso la paleobotanica si studiano i resti fossili di vegetali e pollini, si arricchisce la conoscenza scientifica delle specie, oltre a fornire informazioni sul contesto storico e naturalistico del territorio vesuviano. Così il giardino della Casa del Bicentenario ritornerà al suo splendore anche con la ripiantumazione di rose e piante ornamentali.

Ercolano: la sfida del “piccolo” che piace

La sfida che il Parco ha raccolto è di costruire e rafforzare l’identità di Ercolano come valore culturale passato e presente, per guardare al futuro. Conciliare conservazione preventiva e fruizione, sostenibilità economica e qualità dell’offerta culturale, ricerca scientifica e inclusione sociale, archeologia e valori culturali è molto più di un impegno, è nella visione del parco elemento costitutivo del proprio DNA.

Nel corso dell’ultimo anno tutta l’azione è stata condotta secondo linee strategiche che innescassero un processo virtuoso per vincere queste sfide.

I primi risultati non hanno tardato a mostrarsi. Il Parco sta diventando un laboratorio a cielo aperto accessibile a tutti. Non solo cantieri di manutenzione e restauro distribuiti secondo criteri di priorità, ma questi stessi luoghi sono diventati elementi di riferimento e comunicazione anche per il pubblico che vede arricchirsi di contenuti la visita anche grazie a focus dedicati proprio ai cantieri aperti.

L’ampliamento degli orari di vista in notturno, così come il programma delle giornate gratuite sono stati colti come occasioni eccezionali per condividere valori culturali e tematiche anche scientifiche scelte ad hoc per ogni singolo evento.

La politica di bigliettazione è stata inserita all’interno della costruzione di una rete di istituzioni e Musei con i quali è oggi possibile condividere programmazioni oltre che pubblici.

Questo modo di operare non ha riguardato solo l’interno del recinto degli scavi, ma anche l’esterno. Qui il Parco svolge funzioni di tutela entro un territorio circoscritto, ma soprattutto sta seguendo con il Comune e la Fondazione Packard un importantissimo intervento di recupero urbano, intessendo nello stesso tempo un dialogo con i residenti fatto non di parole ma di azioni che testimoniano vicinanza e condivisione come ad esempio la manutenzione di un’edicola della Vergine Maria posta di fronte ad uno degli ingressi del Teatro antico sfigurata dall’abbandono e dai graffiti.

L’aumento secco del numero dei visitatori (che in questi giorni hanno raggiunto il mezzo milione) non è per il Parco un traguardo ma parte del processo di affermazione e condivisione dell’identità di questo straordinario patrimonio dell’umanità.

La strategia organizzativa degli eventi ha messo a sistema fonti di finanziamento diverse, come il Piano di Valorizzazione Mibact e i fondi ordinari, per attivare una serie di iniziative volte all’ampliamento dell’offerta di visita, al suo arricchimento emozionale, al coinvolgimento del pubblico attraverso metodi innovativi e proposte sperimentali.

In ordine cronologico le ultime due iniziative da tutto esaurito sono il Teatro Antico e la Mostra SplendOri. Il lusso negli ornamenti ad Ercolano. L’accessibilità al Teatro Antico è stata ampliata grazie ad un finanziamento del Piano di Valorizzazione MiBACT. Dal 5 ottobre 2019 per un periodo sperimentale il teatro sotterraneo dell’antica Herculaneum è visitabile il sabato e la domenica con un biglietto integrato che ad un prezzo molto conveniente comprende la visita al Teatro e al Parco. Il nuovo biglietto registra sold out ogni fine settimana. 

Nell’ambito della nuova strategia di bigliettazione mirata a favorire l’integrazione del Parco con altri circuiti culturali ricordiamo i biglietti integrati con il Museo di Pietrarsa- Ercolano e la  Vesuvio- Ercolano card (biglietto unico per visitare il gran cono del vulcano, il Parco Archeologico di Ercolano, il MAV, i Musei Universitari del Dipartimento di Agraria, la Villa Campolieto) iniziative nel segno della tessitura di una offerta culturale territoriale, in cui le istituzioni collaborano per offrire ai visitatori sempre nuove opportunità di accrescimento culturale e svago.

È stata la pressione delle richieste e dei riscontri positivi del pubblico italiano e straniero, pervenuti anche attraverso commenti e recensioni social, a far decidere per una proroga straordinaria della Mostra SplendOri. Il lusso negli ornamenti ad Ercolano fino al 30 novembre 2019.

Il Parco intanto si prepara alla seconda grande mostra sui reperti lignei.

Scommessa vinta anche per un’altra iniziativa prevista nel Piano di Valorizzazione 2019 MiBACT I Venerdì di Ercolano: 11 aperture serali, quasi sempre piene già in prevendita, che si sono svolte a partire dal 19 luglio fino al 22 settembre con un totale di visitatori di 7152. (Dal 2 agosto 2019, per la forte sollecitazione da parte dei visitatori, l’offerta è stata ampliata anche con l’istituzione di un turno in lingua inglese).

Successo fanno registrare le declinazioni locali delle iniziative ministeriali: per Iovadoalmuseo, le domeniche gratuite fanno registrare circa 5000 visitatori al giorno, e i pomeriggi gratuiti attirano folle di più di mille visitatori per pomeriggio.

Tra le iniziative identitarie del Parco vanno ricordate la Festa della Musica il 21 giugno, giornata in cui il Parco rinasce al suono degli strumenti più svariati suonati dagli studenti degli istituti coreutici e Licei musicali del territorio circostante e partenopeo, un evento diffuso sul territorio con la partecipazione della Città Metropolitana di Napoli, Mav, Reggia di Portici.

La Via Crucis diocesana, presieduta dal Cardinale Crescenzio Sepe, quest’anno ha scelto il Parco di Ercolano come prima tappa delle celebrazioni pasquali partenopee.

Intenso il dialogo con il territorio e, tra le tante iniziative, ricordiamo la Festa della mamma che è stata dedicata alle forti donne che abitano Via Mare, limitrofa al Parco ed interessata da interventi di valorizzazione territoriale: per loro una visita guidata al Teatro antico con il direttore.

E centinaia sono stati gli studenti che hanno potuto fare esperienza nel Parco Archeologico di Ercolano grazie all’Alternanza scuola lavoro.

Ma denso anche il dialogo con lo scenario internazionale, con l’organizzazione per la prima volta in Italia di un Action Camp nell’ambito del progetto UNESCO World Heritage Volunteers idealmente riconnessi ai “cantieri scuola” che proprio ad Ercolano Maiuri aveva voluto tra anni 50 e 60 del secolo scorso.

PROGETTO ‘VIA MARE’ A ERCOLANO, in fase di svolgimento

La riapertura della casa del Bicentenario si svolge in contemporanea con il lancio della fase finale di un altro strategico progetto realizzato congiuntamente da enti pubblici e privati.

Questa volta non si tratta di un progetto di conservazione, né di studio archeologico, ma di un’iniziativa di largo respiro mirata all’integrazione tra parco e territorio circostante per creare un nuovo ecosistema culturale dove presente e passato convivono per contribuire all’identità di Ercolano e al miglioramento della qualità della vita.

Entrando nella casa del Bicentenario e gettando lo sguardo verso ovest, si potrà da oggi vedere i concreti risultati di questa iniziativa: il muro di confine che diventerà un belvedere sulla città antica, una grande area che diventerà un giardino, una piazza che riconnetterà il centro storico di Ercolano con il suo cuore antico, il foro, che si cela ancora sotto terra, proprio in corrispondenza di via Mare.

L’iniziativa ‘Via Mare’ nasce in seno all’Herculaneum Conservation Project a partire dal 2006, su spinta del Dr. David W. Packard. Il Parco Archeologico di Ercolano (precedentemente la Soprintendenza Archeologica di Pompei), il Comune e la Fondazione si sono uniti alla Fondazione filantropica americana in modo progressivamente più impegnativo (fino alla firma di un accordo multilaterale nel 2014) per raccogliere l’ultima sfida lasciata aperta dalla campagna novecentesca di scavo, quella di avvicinare la città antica e moderna, valorizzando i confini trasformandoli da ‘limiti’ a ‘opportunità’.

Con la consegna dei lavori di ‘Riqualificazione’ nel luglio 2019 inizia finalmente l’ultimo tassello di questo complesso mosaico che porterà l’atteso cambiamento urbanistico, culturale e sociale nel rapporto tra città antica e città moderna.

Infatti, le misure previste lungo la via Mare, con l’abbattimento del muro di confine, e l’apertura di uno spazio pubblico verde, gestito in parte dal Parco Archeologico di Ercolano e in parte dal Comune nel cuore del centro storico, affacciato sul sito archeologico e in corrispondenza del Teatro antico sotterraneo, cambieranno potenzialmente tutte le dinamiche dei flussi turistici e promuoveranno nel tempo nuove iniziative culturali e sociali, togliendo Via Mare dall’isolamento e anzi dando al quartiere una posizione di rilievo nel centro storico. Inoltre, il contributo delle associazioni, che hanno affiancato il progetto fin dalla sua redazione, ha favorito il miglioramento del dialogo con la comunità locale e ha offerto ulteriori spunti di sviluppo culturale e sociale per l’intero territorio ercolanense. Il progetto Via Mare è visto come pilota a scala territoriale, innescando delle azioni virtuose anche sui restanti confini sito-città. Grande attenzione e interesse è stato manifestato da numerosi organismi internazionali, tra cui l’UNESCO, che da tempo promuove la creazione di una zona filtro per tutti i siti vesuviani.

DICHIARAZIONI

Dichiara il Ministro per i Beni e le Attività culturali e per il Turismo on. Dario Franceschini “La preziosa collaborazione tra pubblico e privato che da un ventennio opera a Ercolano ha portato un altro frutto: la riapertura al pubblico dopo 36 anni della Casa del Bicentenario. Si tratta di un risultato importante, che ha il merito di coniugare studio, restauro e fruizione di un monumento straordinario, caduto in stato di abbandono alla fine del XX secolo e ora nuovamente accessibile ai visitatori.

Stato e mondo privato dimostrano così di poter agire insieme per la miglior tutela e valorizzazione del patrimonio culturale grazie a un progetto condiviso, che in questa circostanza ha riguardato anche il restauro degli ambienti del tablino.

La guida illustra ai visitatori la lunga storia che dallo scavo del sito tra il 1937 e il 1939 porta ai nostri giorni, restituendo il clima di fervore e entusiasmo che accompagnava le prime scoperte, l’interesse cresciuto intorno alla Casa del Bicentenario, le vicende successive che portarono alla sua chiusura e l’entusiasmo con cui oggi si è lavorato al suo recupero.

La cura scientifica che contraddistingue l’opera condotta a Ercolano rappresenta un modello e deve costituire motivo di orgoglio per tutti coloro che hanno lavorato a questo progetto. Cittadini e turisti potranno così tornare ad ammirare una delle case più interessanti del sito, godere dei suoi ricchi ambienti e stupirsi di fronte ai sontuosi affreschi del tablino”.

Il Direttore del Parco Francesco Sirano si sofferma sulla progettazione appena conclusa: “Inserita all’interno della programmazione congiunta pluriennale di cui è responsabile per la Fondazione Packard l’architetto Jane Thompson, è stata affidata alla straordinaria equipe di professionisti dell’Herculaneum Conservation Project, coordinati dall’architetto capogruppo Paola Matilde Pesaresi, affiancata da Annunziata Laino per gli aspetti di restauro e da Giovanni Vercelli per gli aspetti strutturali. In una ideale staffetta hanno diretto i lavori l’architetto Annamaria Mauro del Parco Archeologico di Pompei e l’architetto Angela Di Lillo del Parco Archeologico di Ercolano. In questo contesto assume particolare pregio anche il progetto pilota del Getty Conservation Institute per lo studio e la conservazione delle superfici decorate nel tablino della Casa del Bicentenario, capitanato da Leslie Rainer. Si tratta di una rete virtuosa di soggetti internazionali di alto valore scientifico che il Parco coltiva come base imprescindibile per la qualità della propria azione”.

“Ercolano, come Pompei, ha dimostrato negli ultimi anni di essere un esempio virtuoso di gestione pubblica in grado di garantire la salvaguardia e la conservazione del sito e di saperne rilanciare l’immagine. – dichiara Massimo Osanna, Direttore Generale del Parco Archeologico di Pompei – Se da un lato Pompei è stata riconosciuta come modello di buona spesa dei fondi pubblici, Ercolano si è confermato esempio di riuscita sinergia tra pubblico e privato, in termini di capacità di programmazione e di strategia tesa alla salvaguardia e al restauro. La restituzione alla fruizione della Domus del Bicentenario ne è l’ulteriore dimostrazione.
Il complesso intervento di restauro che ha interessato le strutture, le coperture e gli apparati decorativi è stato finanziato con fondi del Parco archeologico di Pompei, collocandosi in un momento di passaggio che ha poi portato all’autonomia degli scavi di Ercolano. I lavori, diretti dall’Arch. Annamaria Mauro, capo dell’ufficio tecnico del Parco Archeologico di Pompei, sono stati eseguiti dal personale tecnico interno di Pompei ed Ercolano, con  il supporto di esperti della Packard che da lungo tempo affiancano la direzione scientifica della Soprintendenza di Pompei, prima, oggi del Parco Archeologico di Ercolano. Anche questo passaggio di testimone da un’istituzione all’altra, senza interruzioni e intoppi, ha comprovato la capacità di agire in rete e collaborare per un obiettivo comune, che è la salvaguardia del patrimonio culturale universale.
Il lungo lavoro di progettazione che precede il restauro dimostra quanto sia fondamentale l’attività di studio e ricerca che è alla base di ogni singolo intervento. Ma è soprattutto l’approccio globale alla conservazione, inteso come programmazione coordinata delle attività e non attuazione di azioni singole e slegate, che contribuisce al buon risultato finale, sia a Pompei sia a Ercolano.” 

Conclude il Direttore del Parco Francesco Sirano – “Il progetto del Bicentenario come approccio bifronte rivolto non solo alla cura ed alla conservazione del sito ma anche alla riconnessione al territorio di riferimento. Non è infatti un caso che l’inaugurazione si svolga in concomitanza con i lavori di recupero urbano a Via Mare.

I lavori di restauro al Bicentenario si inseriscono in un più ampio programma di manutenzione e restauri, articolato su cicli di tre anni, esteso all’intera città i cui benefici non tarderanno a essere percepiti anche dai nostri ospiti in termini di miglioramento della qualità complessiva dell’esperienza di visita. L’apertura della Casa del Bicentenario rappresenta un forte segno dell’avanzamento della collaborazione internazionale. Sono convinto che solo un approccio corale e aperto, di sostegno da parte di tutta la comunità, locale e internazionale, possa aiutare questa domus e questa città a non ricadere mai più nello stato di abbandono della fine del XX secolo”