Il Napoli arranca in classifica ma è il sistema calcio quello che è davvero in crisi

Errori arbitrali, disparità di giudizio e favoritismi ai soliti noti. Poi c'è il razzismo

di Marco Martone

Il Napoli perde a Roma, causa dei suoi mali ma anche di una maledetta sfortuna che sta accompagnando le giocate degli azzurri da inizio torneo. Non è vittimismo, né un alibi per la squadra, che pure denota limiti e carenze. Certo è che la dea bendata ha voltato le spalle ad Ancelotti e compagni da un bel po’. Anche all’Olimpico gli episodi sono stati tutti a sfavore. Dalla traversa di Milik, al palo di Zielinski, passando per un mani in area di Callejon su cui torneremo. 

E adesso c’è chi parla, in maniera avventata, di crisi e di avvicendamento sulla panchina, come la panacea di tutti i mali. Come se cambiare allenatore trasformasse, d’incanto, in campioni, alcuni giocatori che hanno limiti evidenti, di crescita e di personalità, vedi Fabian Ruiz e lo stesso Zielinski. Come se sostituire Carletto facesse tornare Koulibaly il giocatore che tutti consociamo e che si è trasformato, in maniera quasi misteriosa (la Coppa d’Africa non può giustificare tutto), in un calciatore poco più che mediocre. Come se cambiare tecnico trasformasse i pali in gol e gli errori arbitrali in favori. 

Perché su questo argomento è bene soffermarsi un po’. Il Napoli si trova a 11 punti dalla vetta e fuori dalla zona Champions, anche perché questo torneo si sta trasformando in una sorta di farsa. Un campionato dove le regole non sono uguali per tutti non può essere un campionato credibile. Rigori concessi e rigori negati, ricorso al var e ignoranza del mezzo meccanico, falli di mano valutati in maniera diversa a seconda del colore della maglietta indossata dal giocatore che quel fallo ha commesso. Tutto questo sta minando alla regolarità del campionato e alla passione di migliaia di tifosi. Sarebbe il caso di fermarsi un momento e azzerare tutto, perché in questo modo non è possibile andare avanti. La classe arbitrale dovrebbe spiegare, video alla mano e non secondo interessi di parte, perché i  “mani” di De Ligt sono sempre involontari e gli stessi interventi, commessi da Callejon, Zielinski o altri, sono punibili o quantomeno richiedono un ricorso al Var. Cosa peraltro non fatta quando lo stesso fallo è avvenuto in area atalantina, in occasione della sventurata serata di Giacomelli al San Paolo. Il tutto in un calcio sempre più vittima dell’idiozia razzista, che ha portato due arbitri a sospendere le gare. A Roma, per i cori contro i napoletani e a Verona, dove Balotelli ha addirittura minacciato di abbandonare il campo. Questo è il calcio italiano, figlio di calciopoli, dal quale evidentemente non è mai guarito del tutto. E ora spazio all’Europa, dove le regole, il più delle volte, sono uguali per tutti!