Covid, la sfida dell’Arciconfraternita dei Pellegrini

La grande sfida della solidarietà diventa ancora più significativa e fondamentale nel periodo post lockdown e in particolare nei prossimi mesi del 2020 che sono cruciali per il rilancio economico dell’Italia e per garantire un giusto equilibrio sociale. A questa mission non si sottrae l’Augustissima Arciconfraternita della SS. Trinita’  dei Pellegrini e dei convalescenti, fondata nel  1578. Un’ azione di solidarietà a favore dei più bisognosi ha caratterizzato anche il lungo periodo di quarantena e al contributo di spesa tradizionalmente assicurato a numerose famiglie, si sono aggiunti altri significativi sostegni.

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“ In tempi di coronavirus l’impegno si è moltiplicato – ha precisato il Primicerio Vincenzo Galgano gia’ Procuratore Generale della Repubblica di Napoli – . Ed è cosi’ che oltre all’avvio del progetto “Invisibili”, promosso dall’associazione l’Altra Napoli, con la consegna di una spesa settimanale a 500 famiglie residenti nella seconda municipalità di Napoli e la distribuzione di voucher per l’acquisto di beni primari destinati a pazienti dell’ospedale Pellegrini in difficoltà, un contributo è stato anche assicurato ad alcune mense cittadine che dispensano pasti gratuiti. Ora si apre una nuova fase, quella del “rilancio”. 

Nelle prossime settimane, i bambini della Pignasecca, che frequentano il centro educativo “Fabrizio Pignatelli”,  potranno partecipare ad un campo estivo. Sosteniamo chi aiuta, tutti siamo chiamati in campo a fare la propria parte. Da quest’anno è possibile destinare il “5×1000” all’Arciconfraternita inserendo nella dichiarazione dei redditi o nel CUD il codice fiscale 80018840639 accanto alla propria firma.

I dati, finora confortanti, relativi all’andamento dei contagi consentono un sempre più deciso ritorno alla “vita normale” a Napoli e in Campania, ma non per tutti il percorso sarà breve. Il peso della forzata interruzione di quasi tutte le attività lavorative fa sentire, e farà sentire nei prossimi mesi, i suoi effetti e colpisce anche persone e famiglie che, fino a ieri, riuscivano autonomamente a far fronte alle loro necessità economiche. Nuove domande di aiuto si sommano così a quelle di quanti, ben prima del diffondersi dell’epidemia, si trovavano già in condizioni di vita precarie. Dunque le richieste di sostegno, principalmente ma non solo economico, crescono e certo nessuna di esse dev’essere trascurata. Ma anche l’isolamento fa le sue vittime, non si può dimenticare l’enorme numero di anziani che, a causa del contagio, hanno perso la vita in strutture costose per la collettività che avrebbero dovuto assicurare loro protezione. Anche il fragile equilibrio della vita quotidiana di anziani soli, garantito da microreti di vicinato e di solidarietà, è messo duramente alla prova. C’è una crescente e sommersa domanda di cure sanitarie, frutto di mancanza di disponibilità e economica e di inadeguatezza “culturale” che comporta l’incapacità a prendersi cura di sé e dei propri cari.

E infine, ma non ultimi per numero e gravità, ci sono le povertà appesantite delle barriere all’inclusione sociale innalzate dalle leggi del mercato e del consenso e dal conseguente disinteresse della politica: senza dimora, minori non accompagnati, richiedenti asilo, detenuti, immigrati irregolari. È lo zoccolo duro di povertà che spesso si perpetuano da generazioni e che oggi rischiano ancora una volta di essere dimenticate, nella rincorsa ai ceti medi impoveriti, nella politica dei bonus che dirottano risorse anche a verso chi non ne avrebbe bisogno. Qui non si intende certo alimentare contrapposizioni tra diverse categorie di sofferenti, al contrario si intende sottolineare che, nuove e vecchie che siano, tutte le povertà ci interpellano e che tutti possiamo fare la nostra parte. Per dirla con parole antiche, come cristiani siano chiamati a “fare la carità”, agire con la concretezza di cui la povertà è fatta; come cittadini ad impegnarci consapevoli che, tanto più in un contesto problematico come quello napoletano, trascurare i più deboli pone una seria ipoteca sul futuro di tutti. “Non ci possono essere un vero rilancio dell’economia, una seria prospettiva di crescita per le giovani generazioni, senza affrontare, con una nuova consapevolezza, i problemi di sempre”, ha spiegato il dottore Gianni Cacace, segretario dell’Arciconfraternita dei Pellegrini, “Si deve qualificare l’offerta educativa e formativa, contrastare la povertà sanitaria, promuovere la cultura dell’accoglienza, rompere l’isolamento di mille periferie geografiche e umane”, ha raccontato il dottore Cacace, “la novità sta nel fare tesoro della esperienza di questi mesi: per un momento ci siamo tutti riconosciuti nella fragilità e nella debolezza di chi è stato colpito dal coronavirus, abbiamo tutti temuto per quanti ci sono cari, abbiamo tutti compreso che allontanare lo sguardo dalla vulnerabilità degli altri ci rende non solo meno umani, ma più deboli e più soli di fronte alla nostra. Fare di questa consapevolezza la nostra forza ci permetterà di affrontare insieme le sfide del futuro”.