Con il Macbeth di William Shakespeare, l’omaggio dello Stabile di Napoli

In scena al teatro Mercadante da mercoledì 26 ottobre a domenica 13 novembre

Macbeth è lo spettacolo di apertura del cartellone 2016/2017 del Teatro Mercadante

Luca Lazzareschi e Gaia Aprea in Macbeth foto Fabio Donato

Andrà in scena dal 26 ottobre al 13 novembre al Teatro Mercadante Macbeth di William Shakespeare nella traduzione di GianniGarrera e la regia di Luca De Fusco, primo spettacolo della nuova Stagione dello Stabile nella sala di Piazza Municipio, in occasione del quattrocentesimo anniversario della morte del Bardo che il teatro e la cultura celebrano in tutto il mondo.

Con protagonisti Luca Lazzareschi e Gaia Aprea nei ruoli di Macbeth e Lady Macbeth, lo spettacolo è interpretato da GiacintoPalmarini (MalcomSicario), Claudio Di Palma (Macduff), Fabio Cocifoglia (RossUn gentiluomo), Paolo Serra (BanquoMedicoscozzese), Sara Lupoli (prima Strega), Chiara Barassi (seconda Strega), Sibilia Celesia (terza Strega), Paolo Cresta (Lennox), Enzo Turrin (DuncanUn vecchioSeyward), Francesca De Nicolais (FleanceFiglio di Macduff), Federica Sandrini (Lady MacduffDama di Lady Macbeth), Alfonso Postiglione (MessaggeroPortinaioServoSeyton), Alessandra Pacifico Griffini (Ecate), Luca Iervolino (DonalbainSicarioMessaggero), Gianluca Musiu (Capitano feritoGiovane Seyward), con la voce fuori campo di Angela Pagano (Streghe). Le scene sono di Marta Crisolini Malatesta; i costumi di Zaira de Vincentiis; le luci di Gigi Saccomandi; le musiche di Ran Bagno; le installazioni video di Alessandro Papa; le coreografie di Noa Wertheim, in video Lorenzo Papa.

Macbeth regia Luca De Fusco foto fabio donato_1

Scritta tra il 1605 e il 1608 la tragedia racconta la vicenda di Macbeth, vassallo di re Duncan di Scozia, che divorato dall’ambizione e dalla brama di potere instillatagli dalla profezia di tre streghe progetta e porta a compimento, incitato dalla consorte LadyMacbeth, l’uccisione del Re per salire al trono: ma la loro coscienza non reggerà il peso dell’atroce atto compiuto.

«Questa edizione del Macbeth – dichiara Luca De Fusco – si pone come ideale prosecuzione del lavoro già avviato con Antonio e Cleopatra e Orestea, due spettacoli che si sono fortemente connotati nel senso della sperimentazione e della contaminazione tra linguaggi. Anche in questo caso il teatro si mescola con le installazioni video in modo ancora più complesso e variegato rispetto ai lavori precedenti. Ho cercato di lavorare ad uno stile meno monumentale e più visionario rispetto ai lavori precedenti assecondando la natura fantastica del testo che vede i suoi momenti fondamentali (apparizione delle streghe, visione del pugnale, fantasma di Banquo, apparizione dei Re, delirio del sonnambulismo di lady Macbeth) fortemente contrassegnati dal tema del sogno, del delirio, insomma dell’irreale.»

Gaia Aprea e Luca Lazzareschi in Macbeth foto fabio donato

Andato in scena lo scorso giugno nell’ambito del Napoli Teatro Festival 2016, dello spettacolo hanno scritto: «De Fusco immerge il dramma shakesperiano in una perenne notte abitata da incubi e pioggia, intingendo nel buio le scene di Marta Crisolini Malatesta, che le musiche ipnotiche di Ran Bagno e le coreografie di Noa Wertheim rendono ancora più visionarie. Tutti bravi gli attori». (Fabrizio Coscia Il Mattino); «Su tutto eccelle il sontuoso apparato dello spettacolo in cui si staglia l’impronta indelebile delle invenzioni visive coi minaccioso profili di sanguinari uccelli di preda che solcano il cielo prima che si annunci il banchetto…tutta la rappresentazione si esalta un controcampo conferendo alla splendida regia l’esaltazione malata di una tragedia che non ha mai fine. Un grande risultato per il teatro di Napoli». (Enrico Groppali Il Giornale); «Questa edizione di Macbeth è indenne dai viaggi sulla macchina del tempo di Wells dei soliti allestimenti anacronistici…in linea con questa classicità negata sono anche le interpretazioni dei due protagonisti, Luca Lazzareschi e Gaia Aprea, intense e sofferte quanto lontane da declamazione e da enfasi gestuale». (Pietro Favari Il Foglio).