Un mondo di solidarietà, kermesse di beneficenza alla Mostra d’Oltremare

Il Gran Galà della Città di Napoli con la madrina Maria Grazia Cucinotta

Un Mondo di Solidarietà: sabato 12 gennaio al Teatro Mediterraneo la kermesse di beneficenza promossa da Maria Grazia Cucinotta e Diego Di Flora

Torna a Napoli l’appuntamento con la beneficenza, andrà infatti in scena sabato 12 gennaio alle ore 20.30 presso il Teatro Mediterraneo della Mostra D’Oltremare la XI edizione della manifestazione “Un Mondo Di Solidarietà” il Gran Galà della Città di Napoli con la direzione artistica di Diego Di Flora. Madrina: Maria Grazia Cucinotta. L’evento ha il patrocinio del Comune di Napoli – Assessorato ai Giovani, alla Creatività e Innovazione, guidato dall’Assessore Alessandra Clemente e della Puer Onlus di Roma.

Lo spettacolo

A partire dalle ore 20.30 sul palco del Teatro Mediterraneo saliranno ospiti importanti del panorama artistico italiano come: Nino D’Angelo, Elodie, Marco Masini, Maria Nazionale, Emiliana Cantone, Moreno, I Ditelo Voi, Alessandro Bolide, Ciro Giustiniani, I Sud 58 , Sharol, Dado  e i Soul Food. Conduttori della serata: Maria Mazza e Peppe Iodice. Regia di Francesco Mastandrea. Coreografie di Vincenzo Durevole e Giovanna D’Anna.

La solidarietà

Il ricavato della serata andrà a due progetti solidali. Parte sarà devoluto alla “Ludoteca” della nuova “Casa di Matteo” a Bacoli. La ludoteca accoglierà non solo bambini della casa famiglia ma anche bambini della città. Si tratta di una ludoteca speciale che promuove attività pedagogiche e psicologiche per bambini con disabilità lievi o medi dando particolare attenzione ai disturbi dell’apprendimento, della psicomotricità e alla logopedia nonché al metodo ABA per i bambini autistici. L’altra parte dell’incasso dello spettacolo andrà all’AILR (Associazione Italiana per la Lotta al Retinoblastoma) guidata dai medici pediatrici dell’ospedale Bambin Gesù di Roma. Il retinoblastoma è un tumore che colpisce gli occhi dei bambini, che si può presentare più frequentemente nei primi 6 mesi di vita, con meno frequenza nei 3 anni di vita. In Italia si stimano 30-40 casi l’anno, per cui è inserito nella lista dei tumori rari. L’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, ricovera per cure circa il 50% dei casi nuovi, ed è in grado di applicare tutte le cure mediche necessarie per salvaguardare la vita del Paziente, spesso salvare l’occhio e la vista. Le cure comunque durano per più di 4-5 anni con ricoveri frequenti in Oculistica ed in Oncologia, in media ogni 20-30 giorni, nei primi 3 anni di vita, per poi diradare il periodo dei controlli per i successivi 3-4 anni. Durante questo periodo i medici curanti ed il personale Infermieristico, cerca di assistere anche moralmente e psicologicamente le famiglie, che inevitabilmente per un lungo periodo sono “divise” fisicamente, ma unite nella guerra contro il tumore. In questa fase, però, vengono spessissimo “nascoste” molte problematiche familiari al medico curante, spesso per non “distrarlo” dall’unico obiettivo di curare il proprio figlio. In quest’ottica, nasce l’Associazione Italiana Lotta al Retinoblastoma (AILR), dall’esigenza manifestata da me, Oculista curante, e dalle Famiglie stesse, che si sono rese conto che oltre alla cura del tumore necessitava la cura della Famiglia con il racconto della propria esperienza già vissuta, dell’inserimento nella scuola, del primo compleanno, della vita da Bambino con i giochi ed i rapporti con i coetanei. Ma l’Associazione è andata oltre: si è preoccupata e continua a preoccuparsi, di trovare una casa che possa essere ospitale nel periodo di cura e che in qualche maniera possa far sembrare una seconda casa al Bambino e non un luogo di soffrenza. Qualche volta si è preoccupata di un sostegno economico. Ma è andata ben oltre: rendendosi conto dell’impegno economico necessario alla cura del retinoblastoma , si è fatta carico di acquistare macchinari che potessero migliorare la qualità lavorativa dei medici curanti, della cura e del follow-up nei casi usciti dall’emergenza cura.

Fondamentale, però, durante la cura, l’acquisizione di immagini attraverso un macchinario creato per il retinoblastoma , che si chiama RetCam e che viene utilizzata solo in sala operatoria. Quella attualmente in uso, sta raggiungendo i” limiti di età” e di questo l’Associazione se ne è resa conto, per cui ha iniziato una campagna di raccolta fondi per contribuire all’acquisto nel 2019, di una macchina più moderna, che sostituisca quella in uso.