di Marco Martone
Non è andata sulle prime pagine dei giornali questa notizia. E c’era da aspettarselo, perché non si parla di rifiuti, di guerra, di covid e di furti. Non si descrive un dramma o un disagio, non si tratta di una brutta notizia. Invece, la storia del bambino di 11 anni, della provincia di Avellino, che ha percorso 35 chilometri in bicicletta, per portare un fiore sulla tomba della bisnonna deceduta, è di quelle che andrebbero raccontate per giorni e giorni, magari anche a scuola, ai ragazzi che si perdono tra cellulari e smartphone, tra tic-toc e scempiaggini di questo genere.
Il bimbo che si è messo in sella a Manocalzati, alle porte di Avellino, ed è arrivato quasi quattro ore dopo al cimitero di Montemarano, piccolo centro dell’Alta Irpinia dove risiede la famiglia, per “salutare la nonna” (così ha candidamente detto il piccolo) è una storia da libro Cuore, di quelle che fanno sperare che non tutto è perduto. Le pedalate di speranza e i chilometri d’amore percorsi dal giovane ciclista, sono un inno alla vita e una risposta al pessimismo dilagante. È vero, sono state ore di ansia e preoccupazione, con appelli e fotografie pubblicate sui social dai genitori, per il ragazzino che sembrava svanito nel nulla. A pensarci bene, sarebbe il caso di dire a tutti i ragazzi di evitare imprese del genere, per non incorrere in rischi e pericoli che una scelta del genere può comportare. Per una volta, però, ci sentiamo di assolvere la monellata del bimbo irpino e salire simbolicamente sulla sua bicicletta, per spingere anche noi sui pedali di un sentimento forte, con un petalo di rose tra le mani.