Questione stadio Collana, il punto della situazione

 

Alla luce della sentenza del Consiglio di Stato e al conseguente annullamento del bando di gara per l’affidamento, riteniamo necessario fare alcune considerazioni per fare chiarezza sul percorso che ci ha portato alla situazione attuale e, soprattutto, sulla necessità di trovare proposte utili e credibili per una rapida riapertura dell’impianto e ripresa delle attività di concerto con le Istituzioni coinvolte.

In questi tre anni sono state dette molte cose, alcune vere, alcune tendenziose, altre oggettivamente false.
In questo “gioco delle parti”, ciascuno ha difeso le proprie posizioni, finalizzate a degli obiettivi, alcuni chiari, altri meno chiari.

  • –  La Regione Campania, data la rinuncia del Comune di Napoli alla prosecuzione del comodato d’uso (questo va sottolineato…), ha dovuto cercare un interlocutore alternativo cui affidare l’impianto, con l’obiettivo di garantire la continuità delle attività sportive e l’impatto sociale dello stadio sul territorio.

    Indice, pertanto, un Avviso Pubblico di Concessione ai sensi della Legge Regionale sullo

    Sport 18/2013;

  • –  Le Associazioni interne, divise in due raggruppamenti, hanno partecipato al bando di gara

    proponendosi quali gestori per garantire la prosecuzione delle attività ivi praticate, con

    l’obiettivo di continuare ad operare all’interno dello stadio;

  • –  Il Comune di Napoli, già dopo la pubblicazione dell’Avviso, ha fatto di tutto per rientrare in

    possesso del Collana, osteggiando energicamente l’affidamento diretto alle Associazioni Sportive fin dall’inizio, e ricorrendo addirittura al TAR contro le disposizioni della Regione Campania che intimavano il rilascio dell’impianto a giugno scorso per iniziarne i lavori subito, sul presupposto della necessaria applicazione della legge 147, al punto da indire una conferenza di servizi con la GIANO (terzo concorrente in gara…) a bando di gara in corso. L’obiettivo del Comune è parso, fin dall’inizio della storia, quello di mantenere la gestione dell’impianto per seguire la strada della 147;

  • –  GIANO, ha partecipato al bando di gara con l’obiettivo di promuovere gallerie commerciali, ristoranti e parcheggi, come riferito dal patron (un costruttore…) che non ne ha fatto mistero sugli organi di stampa;

    È venuto il momento di fare chiarezza su tutto, anche per comprendere i motivi di come siamo arrivati alla situazione in cui ci troviamo adesso.

    I due raggruppamenti di Associazioni interne al Collana presentano la documentazione nei termini previsti ma, a soli due giorni dalla scadenza per la presentazione delle domande, il bando viene sospeso e riaperto due mesi dopo per due giorni (quelli rimanenti alla scadenza della presentazione delle domande stesse), con una integrazione che fornisce la possibilità (non obbligo) di ampliare il progetto con la legge 147.

    In quei due giorni (quindi con due mesi di tempo in più per presentare domanda) presenta istanza la GIANO, una società costituita, a quanto pare, in prossimità della pubblicazione dell’Avviso di gara.

    Quindi tre concorrenti.
    Il primo viene escluso per un vizio nella presentazione della domanda, restano CESPORT e GIANO. Le buste vengono aperte e CESPORT risulta vincitore con ampio margine in termini di punteggio.

Vorrei ribadire che di fronte all’esame della Commissione Regionale il nostro progetto è stato giudicato VINCENTE per la sua offerta sportiva e gestionale, oltre che per l’offerta economica (125mila euro/anno contro 121mila…), rispondeva perfettamente all’Avviso Pubblico e allo spirito con il quale è stato indetto, ovvero: ripristinare lo stadio, ampliare l’offerta sportiva per la città con l’inserimento di ulteriori discipline (oltre a mantenere tutte quelle già presenti), garantire le fasce deboli, affidarne la gestione a soggetti con comprovata esperienza gestionale in ambito sportivo e consolidata attività agonistica, tutti requisiti pretesi dalla legge regionale sullo sport 18/2013 sulla quale è stato modellato l’Avviso in questione.

Questa visione è stata convalidata dal TAR Campania al 100%, in adesione peraltro a consolidati orientamenti giurisprudenziali. Questa sentenza ci esclude non per la qualità del nostro progetto ma per un vizio di forma, e precisamente per la mancata sottoscrizione da parte di tutti i componenti ATI dell’offerta economica, non ritenendo esaudiente la semplice delega dei soci al Capofila e depositata agli atti, ovvero: la delega c’è, ma non formalizzata secondo le procedure delle norme che regolamentano gli appalti pubblici, bensì “soltanto” seguendo la procedura prevista dall’Avviso della Regione.

Con l’esito della Sentenza, il Consiglio di Stato ha inteso accogliere il ricorso di una società nuova, rappresentata da un costruttore, escludendo così Associazioni Sportive che operano da oltre quarant’anni nel mondo dello sport!
Una Società che da quando è nata (tre anni fa…) è inattiva, mentre noi esclusi in questi tre anni abbiamo portato a Napoli titoli Nazionali, Europei, mondiali e partecipazioni Olimpiche! Abbiamo portato Napoli e la Campania sul tetto del mondo!

Il CDS ha valutato soddisfacente l’acquisizione del requisito di anzianità sportiva contrattualizzando un EPS (Ente Promozione Sportiva) esterno alla società, poiché tra i suoi soci nessuno aveva il requisito indispensabile alla partecipazione alla gara!
Con il rispetto che si deve ad ogni sentenza, questa è una sentenza shock che sovverte ampia giurisprudenza precedente cui si era riferito lo stesso TAR.

Mai prima d’ora era stata applicata la legge che disciplina gli Appalti pubblici alle concessioni di impianti sportivi, né tantomeno sull’Avviso di affidamento c’era il richiamo a tale legge, se non in alcuni articoli che abbiamo puntualmente osservato!
Nell’istruttoria ci siamo attenuti a ogni minima specifica richiesta dall’Avviso Pubblico, e alle norme generali che disciplinano gli AVVISI, e non alle gare d’Appalto che è ben altra materia.

Fosse stata una gara d’Appalto ci saremmo modulati in conseguenza.
Nella preparazione della domanda di partecipazione ci hanno seguito professionisti di primissimo piano e questo è un errore che non avremmo mai potuto commettere.
Parafrasando l’accaduto in gergo sportivo è come se prima dell’ultima boa di bolina fosse stato comunicato un cambio di boa a un solo concorrente, oppure come essere invitati a una partita di calcio e, a pochi minuti dalla fine, vedersi applicate le regole del rugby!

Ciò crea un precedente molto pericoloso per la giurisprudenza futura: vorrà dire forse che tutte le concessioni degli impianti sportivi, magari anche quelle del CONI e per le palestre scolastiche, d’ora in poi dovranno seguire le procedure degli Appalti pubblici?

La sentenza del TAR Campania, basata su ampia giurisprudenza precedente, è stata rovesciata punto su punto, condannando lo stadio Collana a una forzata e prolungata chiusura, deprimendo il quartiere e la città, escludendo dalla partita un gruppo di associazioni storiche, che hanno fatto e stanno facendo la storia dello sport napoletano e campano, e che volevano fare del Collana una impresa sportiva no profit d’eccellenza.

Mi rendo conto che le leggi vanno interpretate, ma credo che lo spirito dell’interpretazione di un giudice non possa trascendere dalla prima missione che dovrebbe animare le scelte di chi tutela la giustizia ai massimi livelli, ovvero l’interesse pubblico che, in questo caso, non viene tutelato, anzi, fortemente compromesso dalla chiusura ad libitum del Collana.

Mi sorprende leggere sui quotidiani l’esultanza del Sindaco di fronte a una sentenza che paralizza lo sport in uno degli ultimi impianti cittadini non ancora chiusi per mala gestione, così come mi sorprende leggere l’auspicio sempre del Comune di Napoli a rivalutare il progetto GIANO, già presentato in conferenza di servizi al Comune nel 2014.

Com’è possibile che i giudici del Consiglio di Stato non si siano resi conto di questo?
Com’è possibile che la legge 18/2013 sullo sport e lo spirito ispiratore del bando vengano così ignorate da una interpretazione che mette in ginocchio lo sport cittadino e lascia per strada circa settemila atleti?
I giudici che hanno valutato la questione hanno compreso che si sta parlando di un impianto di una valenza sociale e di interesse pubblico di primo piano per la città e che deve rimanere al servizio dei cittadini e dello sport, e CHE NON PUO’ E NON DEVE RIMANERE CHIUSO NEMMENO UN GIORNO?

Perché un Avviso Pubblico di Concessione viene trattato dal Consiglio di Stato con la disciplina che regolamenta le Gare d’appalto?
Questa sentenza sovverte l’intero sistema concessorio dell’impiantistica sportiva, rendendo soggetta ogni concessione alla suddetta legge, rischiando di paralizzare l’intero meccanismo attuale. Di fronte a ciò noi chiederemo con forza la revoca della sentenza al Consiglio di Stato confidando in un accoglimento.

UN PO’ DI STORIA
Facciamo un attimo un passo indietro.
In questi anni sono state mosse molte accuse al nostro indirizzo alle quali vorremmo, una volta e per tutte, rispondere in maniera adeguata.
Questo forse non cambierà il corso delle cose, ma potrebbe far aprire gli occhi per comprendere meglio a qualche ascoltatore attento le dinamiche dei fatti.

Siamo stati accusati di non aver mai presentato un progetto, di speculazione, di voler trasformare l’impianto in un centro commerciale, di voler cacciare le società presenti, di voler alzare i prezzi, di non avere i soldi per fare l’operazione, di non essere in grado di gestire, di aver previsto non un restyling, ma una semplice ritinteggiata e, addirittura accusati dell’attuale chiusura dell’impianto. Siamo anche stati tacciati di essere guerrafondai a scapito dell’interesse comune.

Vorrei definitivamente e pubblicamente rispondere a tutte queste osservazioni.

1. Riguardo il progetto, è stato più volte rimarcato dal Comune di Napoli che non fosse mai stato presentato.

E’ falso.
A parte il fatto che senza il progetto evidentemente non avremmo potuto partecipare alla gara, ma al periodo dei buoni uffici con il Sindaco di Napoli, quando ci fu un’apertura a una auspicata collaborazione, i nostri tecnici hanno avuto due incontri con i tecnici del Comune per analizzare insieme il progetto già presentato in gara.
Il Comune di Napoli, pertanto, conosceva molto bene il nostro progetto e non ho mai capito perché affermare il contrario.

2. È stato espresso il timore che noi sacrificassimo aree sportive a beneficio di gallerie commerciali con intento speculatorio, ebbene le uniche aree “non sportive” del nostro progetto erano un presidio medico per le visite medico sportive da gestire insieme all’Università Federico II, e un punto ristoro per rendere più gradevole l’attesa dei genitori che accompagnano i bambini a fare attività.

Tutte attività legate e connesse all’utenza del Collana e al completamento dell’offerta sportiva.

3. Ci è stato rimproverato di essere “esclusivi”, che avremmo cacciato tutti e alzato i prezzi.
E’ falso, e sfido chiunque ad aver sentito dalla mia bocca, in qualità di Presidente del Consorzio di Gestione parole diverse dalla “inclusività” e dal mantenimento delle tariffe attuali. Ordine sì, perché oggi il Collana è terra di nessuno e questo è uno dei motivi principali del suo degrado.

4. Ci è stato rappresentato di non fare attività sociali, falsissimo!
Noi l’attività sociale in favore di soggetti svantaggiati la facciamo da sempre e nessuno ce l’ha mai chiesta.
Non per dovere istituzionale, ma per dovere morale, e su questo non prendiamo lezioni da nessuno, anzi, forse possiamo darne a tutti quelli che si ricordano dei disabili e degli svantaggiati solo in propaganda elettorale salvo poi dimenticarsene completamente negli atti concreti.

5. I soldi per l’operazione erano stati reperiti dal Credito Sportivo, finanziamento garantito con fidejussioni personali. Un sacrificio e un rischio che abbiamo deciso di correre per l’amore in quello che facciamo e la consapevolezza del fatto che questo impianto, gestito sportivamente, per la sua centralità e caratteristiche potesse garantire, attraverso un piano economico attento, l’impegno assunto.

Il segreto del nostro piano economico è il “no profit”, ovvero il reinvestimento di tutte le entrate a beneficio dei lavori di restyling e di manutenzione dell’impianto, cosa che, mi spiace dirlo, ma è mancata totalmente da parte di chi ha gestito l’impianto fino a oggi riducendolo nello stato che potete osservare nelle immagini qui di fianco (slide).

Le allusioni a una semplice ritinteggiata più volte lanciate al nostro indirizzo, sebbene già questo avrebbe potuto comunque rappresentare un notevole upgrade rispetto al passato, vengono totalmente respinte al mittente.

E ora la nota più dolente, ovvero quella della chiusura.
Alcuni pensano che l’impianto sia stato chiuso per il passaggio di consegne tra Comune e Regione. Questo è parzialmente vero.
I VVFF avevano disposto la chiusura dell’impianto per mancanza delle certificazioni necessarie all’agibilità.
Già l’impianto fu decretato inagibile dalla Regione Campania il 5 agosto, con esplicita diffida al Comune di Napoli di reiterarne l’utilizzo.
Diffida ignorata, così come il decreto.

Così invece di assolvere alle prescrizioni per riaprire in sicurezza, l’impianto fu riaperto a settembre “regolarmente” dal Comune dopo una “tosatina” al prato.

QUALE FUTURO PER LO STADIO COLLANA?
Oggi, purtroppo, l’impianto non può essere riaperto senza la produzione delle certificazioni di agibilità, e questa situazione è imputabile esclusivamente a chi lo ha gestito fino a ora senza preoccuparsi degli adeguamenti alle normative.

Ci spaventa ancora di più l’ipotesi del progetto pubblicato a gran voce dalla GIANO, dove al posto della sala di scherma (giusto per la cronaca, la più importante società di spada in Italia per i settori under 20 e under 23…), un fiore all’occhiello dello sport Napoletano e Campano in ambito internazionale, viene candidamente presentata una VERA galleria commerciale con tanto di vetrine fronte strada… per non parlare dei parcheggi e ristoranti previsti dal progetto perdente e miracolosamente tornato alla ribalta grazie alla nostra esclusione.

Lasciatemi fare, però, una considerazione: mi sarei atteso da parte delle massime istituzioni Comunali quantomeno il medesimo intervento di condanna che è stato riservato alla nostra presunta “galleria Commerciale”, che di commerciale non aveva praticamente nulla.
Questo silenzio di fronte mi lascia perplesso.

Qual è la strada da percorrere adesso per una rapida riapertura?

La soluzione che taglierebbe la testa al toro sarebbe la revoca della sentenza, ma qualora ciò non dovesse avvenire, nelle more della stesura di un nuovo bando di gara, non potendolo affidare al Comune di Napoli ai sensi della legge 18/2013 articolo 20, riteniamo che l’unica soluzione ragionevolmente percorribile sia quella dell’affidamento diretto alle associazioni tramite un ente gestore nominato dalla Regione, magari una sua società partecipata.

L’ARU, come accennato a mezzo stampa già dal vicepresidente della Regione Campania, Fulvio Bonavitacola, potrebbe fronteggiare immediatamente l’emergenza con i lavori di messa in sicurezza, e l’ente gestore contrattualizzare le Associazioni già operanti all’interno dell’impianto.

Questa sentenza ha spezzato le gambe allo sport, ha sovvertito la giurisprudenza precedente in materia, ha lasciato la città priva dell’impianto cittadino più frequentato e, ciò che ci preoccupa e ci spaventa, mettendo in seria difficoltà la Regione proprietaria dell’impianto sulla possibilità di riaprire in tempi brevi.

Il Collana deve riaprire, non domani, ma oggi! Anzi: ieri!!!
Noi eravamo pronti a farlo, abbiamo lavorato tre anni per essere pronti per questo momento, ma non avevamo fatto i conti con i paradossi del sistema giuridico Italiano, che oggi dice “nero” e domani può dire “bianco” con sconcertante disinvoltura.
Noi siamo disponibili a collaborare con la Regione e mettere il nostro know how a disposizione di tutti per aprire subito, perché eravamo pronti a farlo e avevamo già analizzato ogni dettaglio! Senza questa sentenza lo stadio oggi sarebbe già aperto!!!
Abbiamo chiesto di essere ricevuti dalla Regione e ci auguriamo di poterlo fare presto, sia per il nostro status di parte lesa in questa storia ma, soprattutto, perché con la nostra esperienza potremmo servire la causa nell’interesse collettivo.
Ci sono atleti di ogni tipo, amatori, agonisti, disabili, ma anche tecnici con le loro famiglie che oggi si trovano improvvisamente senza casa e senza lavoro, a loro bisogna dare una prospettiva subito, senza attendere ancora un solo giorno!!!
Dove sono questi ragazzi che fino a ieri riempivano di vita questo impianto? Cosa danno da mangiare a casa gli operatori del settore che hanno votato la loro vita allo sport privilegiando le soddisfazioni morali alle esigue entrate economiche?
E’ una questione di rispetto, non solo per i cittadini e per il territorio, ma per tutti, anche per gli sportivi (e chi vi parla ne ha più d’uno) che hanno fatto suonare l’inno di Mameli in giro per il mondo e oggi si allenano sui marciapiedi!
Cosa dobbiamo fare dei nostri atleti agonisti? Spedirli a Milano o a Torino?

Vorrei che fosse chiaro, a chi di sport non se ne intende, che l’allenamento è un processo che richiede continuità e serenità, non si può e non si deve perdere un solo giorno!
Il Collana è chiuso da oltre un mese, e un mese di allenamento sbagliato può compromettere una gara che potrebbe essere oggi un tassello per la partecipazione all’Olimpiade di domani!

Ci rendiamo conto del dramma sportivo che questa città sta vivendo oggi? Forse no, o meglio, forse non tutti.
Rabbrividisco nel pensare che ci sia qualcuno che guarda a questa situazione con soddisfazione o con indifferenza, affacciato alla finestra a vederci morire lentamente…

Stanno chiudendo tutti gli impianti sportivi di questa città, cosa si aspetta per darli in gestione a chi lo sa fare? E non a chi acquista i requisiti? l’esperienza, nello sport, non si compra…

E qui faccio appello a tutte le istituzioni Regione e Governo, e anche al Comune che non ci siamo mai trovati a fianco in questo percorso, fatto salvo il momento pre-elettorale, a collaborare insieme per favorire una soluzione che sia inclusiva, di tutti e non di pochi, ma nei fatti, non con le parole, una soluzione che veda lo sport vero e i cittadini in prima linea, senza proclami populisti o conflitti. Mi sembra che tutti dicano sempre le stesse cose, ma gli unici a muoversi ed a metterci la faccia (e i soldi…) siamo stati noi.

Non ci interessa apparire, non ci interessano i meriti, non vogliamo fare la guerra a nessuno, ci interessa solo riprendere le attività subito e non possiamo restare indifferenti di fronte all’attuale immobilismo istituzionale.
La posta in gioco è il futuro dei nostri figli e delle famiglie degli operatori sportivi del Collana.

SCARL A. Collana Sport Center

 

La cronologia dei fatti

Novembre 2013 – Viene approvata la Legge regionale dello sport n. 18/2013.

Aprile  2014 – Scade il comodato d’uso gratuito (anni 6+6) tra Regione Campania (proprietario dell’immobile) e Comune di Napoli (gestore dell’impianto). Che successivamente viene prorogato fino all’aggiudicazione della gara.

Luglio 2014 – La Regione Campania con bando n. 338 del 24/7/2014 apre una gara pubblica riservata al Coni, Cip, Federazioni, associazioni sportive o gruppi di associazioni sportive, ai sensi della Legge regionale sullo sport n.18 del 25 novembre 2013.

Ottobre 2014 – Stefano Caldoro, presidente della Regione Campania, sospende il bando per motivi tecnici; poi, dietro pressioni dell’intera giunta regionale, sollecitata da diverse manifestazioni di cittadini e un flash mob che coinvolge oltre 1.000 persone in piazza Quattro Giornate, il bando viene riaperto. A fine ottobre era prevista la prima data per la chiusura del bando.

Dicembre 2014 – Cadono alcuni calcinacci in piazza Quattro Giornate e la Regione chiude l’impianto per inagibilità (resterà chiuso per circa 45 giorni).

Gennaio  2015 – La Regione Campania stanzia circa 200.000 euro per lavori straordinari, e a fine lavori, riapre parzialmente la struttura. Il giorno 7 viene chiuso definitivamente il bando, dopo la riapertura della procedura per solo due giorni.

Dicembre 2015 – Dopo aver concluso l’esame dei fascicoli dei tre partecipanti alla gara (un concorrente bocciato in sede preliminare), dopo avere valutato le proposte, e dopo il giudizio definitivo della Commissione, con decreto dirigenziale n.110 la Regione Campania dispone l’affidamento e la concessione dell’impianto a favore dell’Ati Collana Sport Center che si aggiudica la gara col massimo del punteggio (100/100). Il secondo classificato (la società Giano S.r.l.) presenta ricorso al Tar.

Aprile 2016 – Il Tar respinge il ricorso della Giano S.r.l.

Maggio 2016 – La Regione Campania, dopo aver preso atto della sentenza del Tar, conferma l’aggiudicazione definitiva all’Ati Collana Sport Center. A fine mese la Regione Campania comunica al Comune, che al fine di evitare interruzioni delle attività sportive e per consentire un ordinato avvicendamento verso i soggetti aggiudicanti della gara, il passaggio di consegne dovrà avvenire entro il 30 giugno. Il Comune di Napoli, nella persona del sindaco Luigi de Magistris, in più occasioni pubbliche, la più clamorosa al Coni Napoli in un incontro prima delle elezioni comunali che entro fine giugno lo avrebbero confermato primo cittadino, mostra disponibilità e volontà di collaborazione nei confronti dell’Ati Collana Sport Center.

Giugno 2016 – Il Comune, dopo la riconferma a sindaco di de Magistris, a due giorni dalla consegna delle chiavi alla Regione, ricorre al Tar impugnando la procedura della gara, facendo presente che la struttura rientra negli impianti sportivi che potrebbero essere finanziati per le Universiadi 2019, e dunque non può non restare pubblica.

Luglio 2016 – Constatato il ricorso al Tar, la Regione, pur convenendo sulle ragioni da far valere in sede giudiziaria da parte del Comune, ribadisce la richiesta di dover, senza indugio alcuno, riappropriarsi dell’impianto per poterlo consegnare all’affidatario e poter cominciare i lavori di messa in sicurezza e ammodernamento. Il 23 luglio una commissione tecnica della Regione, dopo un attento e circostanziato sopralluogo, determina l’inagibilità dell’intera struttura.

Agosto 2016 – Con una nota molto forte, l’11 agosto, la Regione chiede ancora una volta l’immediata restituzione dell’impianto. A fine mese, senza avere un nuovo comodato d’uso gratuito, l’assessore allo Sport, Ciro Borriello, dichiara di voler aprire l’impianto a inizio settembre.

Settembre 2016 – Il giorno 8, in sede di dibattimento davanti al Consiglio di Stato, la Giano S.r.l. rinuncia alla sospensiva, dando di fatto la possibilità alla Regione di firmare il contratto all’Ati. Intanto, inopinatamente, nonostante i divieti della Regione, il Comune dichiara riaperto l’impianto, dopo solo lavori di facciata, persistendo il rischio per l’incolumità pubblica.

Gennaio 2017. Il 5 gennaio l’Ati e la Regione Campania sottoscrivono la convenzione che dà la gestione del Collana per 15 anni al Consorzio vincitore della gara. Il 25 gennaio l’impianto chiude, ed è tuttora chiuso, per permettere il passaggio di consegne dal Comune, vecchio affittuario, e la Regione, proprietario.

Febbraio 2017. Il 13 febbraio, proprio il giorno della consegna delle chiavi dell’impianto al Consorzio vincitore, esce la sentenza con le motivazioni del Consiglio di Stato che di fatto accoglie in toto il ricorso della Giano S.r.l., esclude l’Ati Collana Sport Center dalla gara, e di fatto annulla il bando nella sua totalità. A fine mese l’avvocatura della Regione invia una istanza al Consiglio di Stato, nella quale chiede chiarimenti sulla sentenza e sulla eventuale aggiudicazione della gara.