Parmacotto sostiene la Paranza delle Catacombe di San Gennaro

Nel rione Sanità l'accordo per il restauro degli affreschi del Vestibolo superiore

Uno dei  brand piu’ noti nel settore alimentare italiano che per sopravvivere deve subire  un importante processo di ristrutturazione, trova la forza di rinascere nella coesione del gruppo di lavoro e riesce a ottenere risultati di crescita superiori a ogni aspettativa. Un’azienda di persone che oggi sceglie di investire in responsabilità sociale. Un gruppo di ragazzi di un quartiere difficile di Napoli che gestiscono con successo un sito paleocristiano, trasformandolo nel terzo monumento più apprezzato d’Italia dai turisti. Nasce così, dall’incontro tra Parmacotto e la Paranza delle Catacombe di San Gennaro, il progetto di restauro conservativo del Vestibolo Superiore delle catacombe più importanti del Sud Italia.
Proprio alle grandi basiliche sotterranee di Napoli, che da Capodimonte scendono fino al Rione Sanità, ha guardato l’azienda emiliana, conosciuta nel mondo per i suoi prodotti alimentari. E dall’incontro tra due realtà che possono sembrare così lontane è nata un’amicizia, prima ancora che una collaborazione, che oggi diventa un atto concreto con la firma del protocollo con cui Parmacotto contribuirà al restauro dei meravigliosi affreschi, parte di un patrimonio che racconta una storia millenaria nel luogo, Napoli, dove l’Oriente abbraccia l’Occidente e ilsacro incontra il profano.
“Nei primi due anni come amministratore delegato di Parmacotto – spiega l’ADAndrea Schivazappa – ho lavorato per il rilancio dell’azienda. Abbiamo salvato quasi tutti i posti di lavoro e ottenuto una crescita significativa del 5% ogni anno , che raggiungera’ il 10% nel 2018 . Ora ci sentiamo pronti per un impegno di responsabilità sociale a sostegno di un sito storico di grande valore artistico e culturale ma anche dal potente significato sociale perché dimostra come un gruppo di giovani di un quartiere difficile possa esprimere al meglio le proprie potenzialità se gliene viene data la possibilità”.

La donazione di Parmacotto contribuirà al recupero degli affreschi del Vestibolo Superiore, l’ambiente più antico del livello superiore della catacomba, denominato vestibolo perché ne è l’ingresso. Si tratta di una cappella gentilizia realizzata probabilmente agli inizi del III sec.In stile pompeiano, per la tipica partitura dei soffitti, semplice elineare, e per l’uso dei colori (rosso porpora, giallo ocra, azzurro, ecc.), conserva le pitturecristiane più antiche del Sud Italia: decorazionifloreali, frutti e simboli sia pagani che cristiani. Qui il visitatore si imbatte inAdamo che addita Eva dopo il peccato, ricordando una Venere e il Doriforo di Policleto; nelmelograno, frutto dei morti, nell’antichità legato a Persefone regina degli inferi; le maschere dellatragedia greca; al centro, nell’ottagono, la Nike alata, la vittoria che guida il carro di Zeus nellalotta contro i titani; nell’angolo putti con grappoli d’uva, nella cultura pagana legati a Bacco diodel vino; Davide con la fionda e, accanto, doveva esserci Golia, come Ercole nella Gigantomachia;tre donne che costruiscono una torre: è la terza visione di Erma, un unicum nella pittura cristiana.
“Lavoriamo tutti i giorni alla valorizzazione, alla promozione delle Catacombe – spiega Pasquale Calemme, presidente della Fondazione di Comunità San Gennaro Onlus- ma abbiamo anche la forte responsabilità della loro conservazione. Per questo è importante che un’azienda come Parmacotto abbia deciso di affiancarci per compiere insieme un tratto di strada. E’ un periodo speciale per noi: nei giorni scorsi le Catacombe di San Gennaro, sono risultate al terzo posto nella classifica di Tripadvisor tra i monumenti dal maggior incremento di interesse turistico in Italia. Questo premia il nostro lavoro sulla valorizzazione mentre l’accordo di oggi ci conferma che stiamo seguendo un percorso di qualità anche sulla conservazione. Un lavoro nel solco dello slogan che ci siamo dati: se resti a guardare non ci sarà più niente da vedere”.

particolare
Intervento di restauro conservativo del Vestibolo superiore
delle Catacombe di San Gennaro

Storia
Il nucleo originario delle catacombe si andò sviluppando attorno alla tomba di una ricca famiglia romana (il cui nome resta sconosciuto a causa della dispersione del materiale epigrafico) datata al II -III secolo. A partire da questa donazione, fu successivamente creato il vestibolo del piano inferiore, che alla fine del III secolo accolse i resti mortali di Sant’Agrippino, VI vescovo di Napoli, divenendo luogo di venerazione di quello che è considerato il primo patrono della città. Dopo la costruzione, sulla tomba di Agrippino, di una basilica cimiteriale, il vescovo Giovanni I (413-431) fece traslare in un cubicolo della catacomba inferiore, le spoglie di San Gennaro (che dopo il suo martirio nell’anno 305 erano state sepolte nell’Agro Marciano). Da quel momento la catacomba divenne centro di culto del martire che tanta importanza avrà nella storia della città, e col tempo le catacombe ne assunsero il nome, divenendo così le Catacombe di San Gennaro.
Stato di conservazione
 I Dipinti oggetto del presente progetto di restauro sono ubicati come già detto nella volta e sulle pareti del vestibolo superiore. Opera presenta un generico degrado dovuto principalmente a restauri eseguiti precedentemente, che non considerando la particolarità del- l’ambiente semi ipogeico, si e intervenuti utilizzando materiali non molto compatibili con le escursioni termiche stagionali a cui viene sottoposta la superficie dipinte, nonché le infiltrazioni di acqua anche se molto limitate causate dal soprastante terrapieno. 
 
Intervento 
 Il consolidamento degli intonaci originali sarà effettuato con micro iniezioni di malta idraulica, con opportuni puntellamenti.
Dato che lo stato di conservazione del dipinto ha causato un danneggiamento della superficie pittorica in un’area molto vasta, dopo un’attenta e accurata pulizia da depositi superficiali, (si prevede effettuare una attento esame sull’intera superficie, nonché una probabile fermatura del colore localizzata).
Per la eventuale (e probabile) presenza di vecchie di protettivi, (probabilmente a base di resina acriliche), stese sulla superficie pittorica dell’opera nel corso di interventi passati, si renderà necessaria la rimozione da eseguire con solventi idonei; tali solventi saranno supportati in modo da danneggiare il meno possibile la superfice cercando di estrarre tutte le sostanze che ne compromettono la conservazione, ed in ogni caso per donare luce e fruibilità al dipinto
Il restauro sarà eseguito da due restauratori napoletani, Michele Gargiulo e Agata Finocchiaro.