di Marco Martone
Doveva essere impresa ma, diciamola tutta, con la squadra ridotta in queste condizioni, fisiche e mentali, l’impresa era a dir poco improbabile. Lenta, a tratti irriconoscibile, senza idee e con un livello di imprecisione sotto rete preoccupante, la formazione azzurra è arrivata al momento topico della stagione nelle condizioni peggiori possibili. Contro l’Arsenal si è salvato il solo Koulibaly. Tutto il resto è stato un pianto greco. Difesa incerta, con Meret ingenuo sul gol di Lacazette, centrocampo senza idee, con un Allan al piccolo trotto e attacco evanescente, con Insigne che gioca per se stesso e lo fa anche male, Milik che sbaglia tutto quello che c’è da sbagliare e Callejon che si divora due gol fatti.
L’Arsenal non ha dovuto fare neanche gli straordinari per superare, meritatamente, il turno. Adesso cominceranno i processi e le critiche. Ciò che conta veramente, invece, è impegnarsi per blindare il secondo posto in campionato e poi pianificare la prossima stagione, che dovrà prevedere un cambiamento massiccio dell’organico. È del tutto evidente che alcuni giocatori non si sposano con la filosofia di gioco di Ancelotti e che altri non hanno più le motivazioni necessarie per essere utili alla causa. Sarà la società, con l’allenatore, a dover capire quali debbano essere le strategie di mercato per rendere la rosa più competitiva. E tutto questo dovrà avvenire in un contesto sereno e di piena condivisione. In tal senso le offese di parte delle curve all’indirizzo del presidente De Laurentiis non portano da nessuna parte.