“Libertà ‘e muri’ dimane”, una commedia sulla Napoli del secondo dopoguerra

(di Eleonora Belfiore)

Presso il prestigioso Teatro Sancarluccio di Napoli, la Compagnia  “I Mastacanà” ha portato in scena la commedia “Libertà ‘e muri’ dimane”, spettacolo in due atti di Enzo Balzano, con musiche di Bruno Tabacchini e riadattate dal Maestro Luciano Labrano, diretto da Mariacristina Gentile.
La compagnia teatrale porta in scena una storia surreale che, pur tuttavia e quasi paradossalmente, poggia sulla realtà di una città affamata dalla guerra. È la Napoli «milionaria», per dirla alla maniera del grande Eduardo De Filippo, dell’immediato dopoguerra, una città che ha bisogno di tutto. Ci sono gli edifici da riparare, il porto da rimettere in funzione, le fabbriche da far ripartire. Ma ancor prima bisogna procurarsi le derrate alimentari con cui sfamare la popolazione stremata. La città vive di contrabbando, spesso incentivato dal comportamento dei soldati americani.
La vicenda della guerra, come raccontata da Enzo Balzano, costituisce un osservatorio per delineare i comportamenti e le scelte, collettivi ed individuali, in una fase delicatissima e drammatica. Ciò rende il testo teatrale ancora più prezioso e interessante, in quanto la narrazione delle vicende che vengono esposte non procede in modo asettico ed impersonale, ma è arricchita dalle riflessioni dei personaggi.
Questo il cast che ha dato vita, con passione e professionalità ad un evento unico nel suo genere: Enzo Balzano, Pia Castiello, Gaetano Continillo, Peppe D’Alise, Matteo Del Conte, Mariacristina Gentile, Daniela Iannaccone, Paolo Labrano, Caterina Magno, Pasquale Ruggiero e Salvatore Vitrone. Hanno inoltre contribuito, per quanto riguarda luci e audio, Carlo e Simone Rinaldi.
La regista, Mariacristina Gentile, realizza uno spettacolo complesso, in cui i molti personaggi che affollano la storia si muovono con disinvoltura sul palco.
Lo spettacolo mostra la fame, la vita tra le macerie, la prostituzione, il mercato nero, la difficile convivenza con i nuovi occupanti-liberatori.
È San Gennaro, il protagonista di questa storia. Sotto mentite spoglie, decide di conoscere meglio i suoi fedeli e si ritrova nei quartieri popolari della città a lui così devota.
Poche cose sono in grado di unire un popolo quanto la fede, la tradizione e la speranza. San Gennaro è tutto questo. La preghiera al santo costituisce una richiesta di aiuto, ma anche un modo per trovare il coraggio di andare avanti e di continuare la propria vita con forza ed energia, un modo che costituisce, forse, il vero miracolo del Santo alla sua città, un dono che si rinnova in un ciclo immortale di paurose cadute e strabilianti rinascite.
Dietro le risate e i colpi di scena, non manca il messaggio sociale che esalta la forza di reagire alle avversità senza piangersi addosso. Perché Napoli è un’araba fenice. Sopravvive sempre.
Persino alla sua stessa dannazione.