La storia dell’invenzione della prima sigaretta elettronica

Dai primi tentativi in America all'idea innovativa di un farmacista cinese

Ecco com’è nata la e-cig

Oggi siamo abituati a vedere intorno a noi tanti vaper che utilizzano le proprie sigarette elettroniche e la e-cig è ormai uno strumento diffusissimo, il cui successo ha contribuito anche alla crescita del relativo comparto di produzione e di distribuzione. Ormai chiunque può acquistare il proprio dispositivo presso uno dei numerosi punti vendita presenti sul territorio nazionale, oppure anche online su Terpy, tra i più noti rivenditori del settore dello svapo.

Ma, come ben sappiamo, non è stato sempre così e, un tempo, chi era dipendente dalla nicotina aveva una sola alternativa: il fumo del tabacco che ha causato, e continua a causare, tante morti e gravi disturbi per la salute in tutto il mondo. In questo articolo racconteremo com’è nata la sigaretta elettronica, spiegando qual è stato l’esito dei primi tentativi dei pionieri dello svapo fino all’invenzione della prima e-cig regolarmente commercializzata.

Gli albori della sigaretta elettronica

Il primo riferimento documentato a una sigaretta elettronica è un brevetto concesso a Joseph Robinson nel 1930 (depositato nel 1927). Non è mai stato commercializzato e non è del tutto chiaro se sia stato prodotto anche un prototipo di questo dispositivo.

L’americano Herbert A. Gilbert è generalmente accreditato per la creazione del primo dispositivo che assomigliava molto alla moderna sigaretta elettronica. Sembra che abbia brevettato la sua invenzione nel 1963 e abbia creato alcuni prototipi (che, a quanto pare, funzionavano con liquido senza nicotina), ma non riuscì mai a commercializzarli. Il fallimento sembrerebbe attribuibile alle aziende contattate da Gilbert che, piuttosto che mettere subito in vendita le prime e-cig ottenendo la licenza dall’americano, avrebbero preferito attendere la scadenza del brevetto.

A partire dal 1979, Phil Ray, uno dei pionieri dei primi computer, lavorò con il suo medico personale Norman Jacobson per creare la prima variante commercializzata di un sostituto meno nocivo rispetto alle sigarette tradizionali. Curiosamente, la sua invenzione non era affatto elettronica, ma si basava sull’assunzione di nicotina tramite l’evaporazione di un liquido con il quale veniva imbevuto un filtro di carta. La loro idea non ha avuto successo, ma a questi due uomini si devono i primi seri studi sulla somministrazione di nicotina alternativa al tabacco e perfino la creazione del verbo vaping, oggi comunemente utilizzato per indicare l’utilizzo delle e-cig.

La prima sigaretta elettronica commercializzata arriva dalla Cina

Quella che sarebbe diventata la prima sigaretta elettronica di successo commerciale viene creata a Pechino, in Cina, da Hon Lik, un farmacista e fumatore di 52 anni. L’inventore ha riferito di aver creato il dispositivo dopo che suo padre, anche lui un forte fumatore, è morto di cancro ai polmoni.

Dopo aver lavorato a lungo alla sua idea e averla perfezionata, Hon Lik ha messo a punto il primo dispositivo elettronico per lo svapo nel 2001 e la società per cui lavorava, la Golden Dragon Holdings, ha provveduto a commercializzarlo, cambiando nome in Ruyan che significa ‘come il fumo’.

Le sigarette elettroniche hanno conosciuto una rapida diffusione, arrivando ben presto nei mercati europei e statunitensi, ma l’entrata in scena di un concorrente delle bionde, ha causato fin da subito accesi dibattiti.

Inizialmente ci fu molto scetticismo nei confronti di questi nuovi dispositivi.

La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), nel 2008, ha dichiarato di non considerare la sigaretta elettronica come un legittimo aiuto per smettere di fumare e ha richiesto che le aziende del settore dello svapo rimuovessero dalle loro strategie di marketing qualsiasi riferimento che suggerisse che le e-cig fossero sicure ed efficaci per smettere di fumare.

Negli anni successivi, però, la ricerca scientifica ha esaminato con più attenzione i nuovi dispositivi, effettuando ricerche che hanno iniziato a mettere in evidenza il fatto che l’allarmismo nei confronti dello svapo non era giustificato.

Lo svapo come alternativa sicura al fumo: ecco i risultati delle ricerche scientifiche

Già al termine del 2008, l’associazione Health New Zealand condusse un’analisi quantitativa dettagliata sul vapore prodotto dalle e-cig, concludendo che gli agenti cancerogeni e tossici siano presenti ben al di sotto dei livelli considerati nocivi per l’uomo. Sulla base dei risultati, la sigaretta elettronica venne valutata da 100 a 1000 volte meno pericolosa del fumo di tabacco.

La dose di nicotina venne considerata paragonabile a quella di un inalatore medicinale e, nel complesso, il prodotto testato fu valutato come un’alternativa sicura al fumo.

In seguito sono state svolte numerose altre ricerche che, finora, sembrano per lo più aver confermato ciò che era già stato rilevato dagli studiosi neozelandesi, come quelli effettuati negli ultimi anni dall’agenzia governativa Public Health England che hanno evidenziato ancora una volta la minore nocività della sigaretta elettronica rispetto a quelle tradizionali, oltre che la maggiore efficacia dello svapo come metodo per smettere di fumare rispetto ai dispositivi per la terapia nicotinica sostitutiva (gomme da masticare, cerotti, spray orali ecc.)

In conclusione

In questo articolo abbiamo illustrato brevemente la storia della nascita della sigaretta elettronica.

Come abbiamo visto, i primi tentativi di creare dei dispositivi per lo svapo risalgono addirittura alla fine degli anni ’20 del XX secolo, ma evidentemente in quel momento il mondo non era ancora pronto ad accogliere questa nuova attenzione. Passando anche per le sperimentazioni di Gilbert negli anni ’60 e di Ray e Jacobson negli anni ’70-’80, abbiamo dovuto attendere l’inizio del nuovo millennio per assistere alla commercializzazione della prima e-cig. Adesso le sigarette elettroniche si sono diffuse praticamente ovunque e, grazie alla loro economicità e ai risultati di diversi studi che sembrano dimostrare la loro minore nocività rispetto alle bionde, rappresentano una delle più valide alternative al fumo.