La città adattabile, dipinti all’aria aperta

"Un altro traguardo molto importante. Aver trovato questo spazio familiare"

(di Mariateresa Di Pastena)

I colori, la speranza, l’entusiasmo. Sono questi gli ingredienti essenziali che hanno permesso di dar  vita all’originalissima mostra, ‘Dipinti all’ aperto: mostra personale di pittura di Claudio Rinaldi e i ragazzi della ‘Città adattabile’, che si terrà venerdì 28 maggio, alle ore 16, nel Parco Fontana, al Vomero. Nonostante la pandemia, che ha reso la vita di tutti noi  più complicata e lenta, ‘La città adattabile’ non si è fermata un attimo, in questi lunghi e difficili mesi. Le idee, le iniziative, i progetti promossi da quest’associazione sono, infatti, girandole che non hanno bisogno del vento propizio, ma solo dell’amore immenso che soffia sulla voglia di esserci e di coinvolgere, che hanno le  mamme e i loro ragazzi, e su quella di quanti li sostengono. 

E, pur di permettere ai ragazzi di proseguire il laboratorio artistico, rispettando naturalmente tutte le regole anticovid, Cristina Gargiulo, attivissima presidente della suddetta associazione, ha avuto la geniale idea di svolgerlo, come già sperimentato in passato, nel parco in cui abita, quindi all’aperto. È proprio qui, in fondo, che anni fa, quando il covid non era ancora  che un incubo del futuro, che suo figlio, Claudio Rinaldi,  21 anni, ha cominciato a dipingere e a trasformare il proprio sogno in una passione sempre più forte, fino ad esporre i suoi meravigliosi quadri, ricchi di colori e di voglia di vivere, in importanti mostre. Insieme a Claudio, in quest’ultimo laboratorio,  sono stati protagonisti anche Luca, Antonio, Francesco e Giorgio,  con grande orgoglio delle loro rispettive  mamme: Rosanna, Simona, Anna ed Emma. Tutti  loro hanno contribuito con grande partecipazione, dipingendo con passione, affinché potesse fiorire questa mostra che sarà sicuramente suggestiva e densa di significato. Non ci stancheremo mai di ripetere  che lo spettro autistico, a dispetto del  nome che lo accompagna, nome non appropriato perché evoca un’immagine oscura, può, deve essere luce. Una luce luminosa e forte, che non illuminerebbe  meno delle altre, se tutti riuscissimo a vederla, a tenerla accesa, e soprattutto a non considerarla separata da tutte le  luci intorno a noi. È d’accordo, Cristina Gargiulo, alla quale abbiamo chiesto qualche dettaglio e rivolto un paio di  domande.                                                       

“Per la realizzazione di questo laboratorio” ci tiene a sottolineare Cristina “devo ringraziare Giuseppe Maria Granata e Domenico Cenerelli, che l’hanno diretto con grande sensibilità ed empatia, e, per il contributo dato, l’associazione di promozione sociale agenzia Arcipelago”.                                 

Cosa rappresenta, per i ragazzi e per voi, in questo momento, riuscire a mettere in scena questa mostra?                                          

“Un altro traguardo molto importante. Aver trovato questo spazio familiare in cui Claudio e gli altri ragazzi possono esprimersi e socializzare, attraverso la pittura, rappresenta una grande speranza. Ed è un altro passo, altrettanto importante, per aprirci sempre più al nostro quartiere. Affinché si parta sì dal parco, da casa, dove ci si sente a proprio agio, ma per fare poi un percorso che porti verso gli altri “.                                           

Cosa significa per i ragazzi poter coltivare una passione, un hobby, anche e soprattutto  in un periodo così complicato?                                  

“Per loro è fondamentale. E, per noi, vederli impegnati e insieme agli altri è  sempre  emozionante.  Sono stati bravissimi! E poi, si sa, la serenità dei figli, per ogni mamma,  è sempre al primo posto”.