Il ritorno dei “Mastacanà” con “I parenti di San Gennaro”

Un tripudio di suoni e colori capace di coinvolgere immediatamente il pubblico

di Eleonora Belfiore

Grande successo di pubblico e di critica per “I parenti di San Gennaro”, commedia messa in scena dalla Compagnia “I Mastacanà’” presso il prestigioso Teatro Sancarluccio di Napoli.  Il gruppo è nato nel 1976 e da allora questa Compagnia si è fatta conoscere ed apprezzare per la qualità dei suoi lavori.  La consacrazione definitiva è avvenuta  nel 2013 quando gli attori hanno realizzato per il Museo del Tesoro di San Gennaro uno spettacolo dal titolo: “Napoli e San Gennaro: storia di un culto e di un rapporto speciale”, una kermesse che sembra muovere le trame invisibili del destino. Evidente, infatti, il filo rosso che lega questo spettacolo a “I parenti di San Gennaro”, un viaggio onirico tra sacro e profano nelle tradizioni campane. Lo spettacolo in due atti di Enzo Balzano, con musiche prese dalla tradizione popolare e adattate dal maestro Luciano Labrano, è stato diretto da Cristina Gentile. Questo il cast che ha dato vita, con passione e professionalità ad un evento unico nel suo genere: Daniela Iannaccone, Pia Castiello, Giuseppe D’Alise, Caterina Magno, Cristina Gentile, Enzo Balzano, Paolo Labrano, Raffaele Russo, Gaetano Continillo, Pasquale Ruggiero e Salvatore Vitrone. Hanno contribuito alla riuscita dell’evento: Mimma Caporaso, Carlo e Simone Rinaldi, Enzo Gatto.

Lo spettacolo inizia con un tripudio di suoni e colori capace di coinvolgere immediatamente il pubblico. Poi, il personaggio di Carmela (interpretato dalla regista), fedele della Madonna di Piedigrotta, introduce il pubblico alla riscoperta delle tradizioni campane. Partendo dalle celebrazioni per la Madonna dell’Arco e seguendo il ritmo perpetuo delle stagioni, si rievocano feste, a volte dimenticate, che si svolgono in un “meta-tempo”, in cui coincidono fatalmente passato e presente. Scenette, canti popolari, poesie e canzoni offrono l’occasione per rivivere e far rivivere una “religiosità” popolare spesso intrisa di “paganesimo”.

Ricco di riferimenti coltissimi, lo spettacolo nasconde dietro l’apparente leggerezza, un significato profondo. Gli spettatori conosceranno così aspetti del culto delle “Parenti di San Gennaro” che “si buttano carponi, respingendo con i piedi i vicini. Alcune piangono, implorando dal Santo la remissione dei peccati; altre urlano con cadenza strana di nenia orientale. Nella vasta Cappella del Tesoro, qua e là scoppiano singulti; molte si picchiano il petto; altre levano le mani giunte, in atto di fervente preghiera, verso il busto di San Gennaro“, come affermava un cronista del XIX.

Alle leggende si alternano canti di lavoro, preghiere, scongiuri e note d’amore per la donna amata, immagini di una Napoli dimenticata che pur tuttavia persiste magicamente nella memoria collettiva. Con questa pièce teatrale, la Compagnia ha avuto l’ambizione di suscitare nelle nuove generazioni curiosità e amore per la storia del nostro territorio. Una scommessa non facile ma che è stata ampiamente vinta. Ogni passaggio della kermesse, godibile dal primo all’ultimo momento, è lo spunto per una riflessione sulla storia millenaria di Napoli, un sentito omaggio all’anima di un popolo unico al mondo. Da vedere.