Greenpeace e Alex Zanotelli insieme a Napoli per un dibattito sul TTIP

In occasione delle giornate internazionali di azione contro il TTIP, diverse realtà cittadine, si sono date appuntamento, nell’ex OPG “Je so pazzo” per un incontro-dibattito sul famigerato Transatlantic Trade and Investment Partnership (Accordo transatlantico sugli investimenti e sul commercio), ovvero il trattato tra Stati Uniti ed Unione Europea per la creazione della più grande area mondiale di libero scambio fra le economie degli USA e della UE, che rappresentano metà del PIL mondiale e il 45% dei flussi commerciali.

L’ospite che ha aperto il dibattito è stato Alex Zanotelli, che sente sua la missione di far sentire la voce dei più deboli e dei più poveri in Europa e nel mondo, e che rischiano di essere colpiti indirettamente dal trattato. Il sacerdote infatti, ricorda che il trattato avrà pesanti ricadute sul mondo del lavoro aggirando le norme del diritto dei lavoratori, svuotando le normative per la protezione dei lavoratori e il diritto di contrattazione collettivo.

Ad entrare nel cuore dell’accordo è stato l’intervento del Direttore Generale di Greenpeace Italia Giuseppe Onufrio, che attraverso un testo affidato ai volontari ha espresso le principali preoccupazioni dell’organizzazione ambientalista.

Greerpeace, già prima dell’avvio dei negoziati del TTIP del Luglio 2013, aveva preso una posizione chiara contro ISDS, il meccanismo di regolazione delle controversie tra stati ed investitori multinazionali costituito da arbitri extragiudiziali escludendo i giudici ordinari. Questo tipo di arbitrato consente agli investitori di minacciare gli stati attraverso costosissime azioni legali ed escludono la Corte di giustizia europea dal suo ruolo e cancellano il diritto di essere giudicati in maniera equa.

Per quanto riguarda il settore agricolo, sono intervenuti i rappresentanti di CortoCircuito Flegreo, per spiegare come sia per gli USA che per l’UE vi sarebbero dei benefici dall’accordo, ma che le conseguenze negative siano dietro l’angolo. In particolare ci sarebbero conseguenze nefaste per l’agroalimentare qualora l’accordo non prevedesse norme stringenti su OGM, ormoni, pesticidi e additivi alimentari. Alla base di queste divergenze vi sono due differenti approcci: l’UE usa il principio di precauzione, mentre gli Stati Uniti si affidano alle prove scientifiche per adottare restrizioni al commercio. Due modi di vedere diametralmente opposti su cui si gioca buona parte dell’accordo nel campo dell’agroalimentare.

Dopo queste considerazioni, il Comitato Stop TTIP di Napoli ha puntato l’attenzione sulla segretezza dei contenuti dell’accordo che non conserte undibattito trasparente e partecipato. Il Consiglio per la Cooperazione Regolativa (RCC) è l’organismo chiamato a fissare gli standard transatlantici di libero scambio, togliendo il controllo sui contenuti ai Parlamentari Europei e sottraendo al controllo democratico decisioni fondamentali per i cittadini.

Dal dibattito è chiaro che non si tratta di una contrapposizione tra UE ed USA. In alcuni casi la normativa americana è più stringente di quella Europea, come si è visto nello scandalo Volkswagen, venuto fuori grazie alla normativa americana più rigorosa nei test sull’emissione delle auto.

Il vero nodo della questione è l’idea di omogeneizzare gli standard ambientali e sociali verso il basso, peggiorando le norme che tutelano l’ambiente e la salute per garantire solo gli investimenti.