Giovanna Sannino: Mare fuori, un segno del destino

Intervista con l'attrice che nella serie televisiva di Raidue, interpreta Carmen

di  Mariateresa Di Pastena

‘Mare fuori’, la serie di Raidue  con un cast eccezionale  tra cui Carolina Crescentini, Carmine Recano e tantissimi giovani attori, è diretta dal regista Carmine Elia ed è ambientata a Napoli. Come un faro, illuminerà, con  attenzione e delicatezza, le storie di personaggi che sono  detenuti nel carcere di Nisida, e vede tra i suoi giovani protagonisti anche Giovanna Sannino, una promettente  attrice napoletana di vent’anni.  Bellissima, semplice,  determinata e matura,  Giovanna ama leggere  e si divide tra la recitazione, la scrittura e lo studio. Le abbiamo rivolto qualche domanda e, attraverso le sue risposte, abbiamo scoperto anche la sua grande forza. 

Com’è stata la tua esperienza in ‘Mare fuori’?  Che personaggio interpreti?

Finora è stata quella più professionale e che mi ha arricchito di più: la troupe era gigantesca ed io ero tra le più inesperte e timide. Il regista, Carmine Elia, è riuscito subito a cancellare il mio imbarazzo e a farmi sentire a mio agio. Mi ha aiutato moltissimo l’aver lavorato, in passato,  proprio lì a Nisida, insieme a mia madre, formatrice teatrale ed insegnante di francese:  nel carcere abbiamo tenuto un laboratorio teatrale di alfabetizzazione emotiva. Aver conosciuto dei ragazzi che vivevano realmente quell’esperienza, essere entrata in contatto con la loro realtà e le loro storie mi ha aperto la strada. Come un segno del destino, mi sono ritrovata ad interpretare questo ruolo, in questa  bellissima serie, dove, come dice il titolo, il mare è fuori, è oltre, e rappresenta la speranza. Io sarò Carmen, la fidanzata di Edoardo,  uno dei giovani detenuti, una ragazza madre cacciata da casa, che va a vivere da lui e che lo aspetta mentre lui è in carcere. Un personaggio, il mio, volutamente e marcatamente negativo, che si mostra fiera del suo uomo e delle azioni di quest’ultimo. Insieme alla madre, nel modo di essere, di vestire e di parlare, rappresentano e sottolineano la spaccatura tra una Napoli cosiddetta bene e la loro.

Che cosa portavi a casa, del tuo personaggio, dopo le riprese? E cosa cercavi di trasmettergli?

Mi portavo dietro la sua sofferenza, la solitudine e il senso di angoscia …  E cercavo di dare a Carmen, il mio personaggio,  un po’ di spensieratezza. In queste realtà, i ragazzi, purtroppo, devono crescere in fretta.

 Quando è nata la tua passione per la recitazione?

Posso dire che è nata con me … I miei genitori hanno sempre fatto teatro ed io sono cresciuta respirandone l’aria!

Che valore occupa, nella tua vita, quello dell’amicizia, e come si concilia con i social?

Io odio i cellulari  e sono social nel modo adeguato. Dopo la famiglia, l’amicizia è la seconda cosa più importante, per me e cerco di coltivarla dedicandole tempo.

Ti sei diplomata   un paio di anni fa. Che cosa ti è rimasto nel cuore, della scuola?

Mi sono diplomata nel 2018 al liceo classico Pansini e, nonostante io amassi, e ami, moltissimo studiare, all’epoca non vedevo l’ora di finire … Ora invece rimpiango quei momenti! Attualmente frequento Lettere moderne e per me la cultura e la recitazione vanno di pari passo. Le amo entrambe allo stesso modo.

Durante il lockdown, che ha costretto tutti a restare a casa, a che cosa ti sei dedicata in modo particolare?

E’ stato un periodo molto delicato, e per tanti drammatico. La mia famiglia ed io l’abbiamo vissuto con apprensione, avendo, nel nostro nucleo familiare, medici ed infermieri. Ho letto tanto, la mia passione sono le storie vere e i romanzi gialli. E poi ho concluso delle cose che avevo in sospeso, come la stesura del mio libro, che  poi è stato pubblicato.

Quindi, ami anche scrivere! Qual è il titolo e di che cosa parla?

S’ intitola ‘Non sempre gli incubi svaniscono al mattino’ ed è un romanzo autobiografico. E’ la storia di mio padre, che, alcuni anni fa, si è trovato coinvolto in un caso di malagiustizia. Poi,per fortuna, tutto si è risolto,  ma ha segnato la vita della nostra famiglia. All’epoca avevo quattordici anni, ed è stato un vero incubo, appunto …   Sono cresciuta in un momento. Ci ho impiegato tanto a scriverlo, non è stato facile mettere su carta la sofferenza, le emozioni e la mia vita. Mio padre, durante la scrittura,  mi ha sostenuto,  è stato presente ma senza essere invadente. La casa editrice, Licosia, ha avuto tanta pazienza nell’aspettare e nel rispettare i miei tempi.  Il libro mi ha fatto capire che non tutti mali vengono per nuocere.  E l’esperienza che abbiamo vissuto ci ha reso più uniti e più forti.

Sei innamorata?

Sì, di Adriano, il mio ragazzo. Prima siamo stati amici per tanto tempo,  da quando eravamo piccoli. Lui è rispettoso, determinato, riflessivo e dolce al punto giusto!

A livello lavorativo, qual è il tuo sogno?

Incontrare Sorrentino! E dire che una volta viveva di fronte casa di mia madre …. Anche questo è un segno del destino.

Tre parole per definire Napoli …

Casa, regina,  enigmatica.