Corallo patrimonio dell’Unesco, un sogno ambizioso

Alla scoperta del Museo di Napoli situato all'interno della galleria Umberto I

di Eleonora Belfiore

In questi giorni, molti giornali hanno riportato la notizia di una singolare proposta: la candidatura della lavorazione del corallo e del cammeo di Torre del Greco a patrimonio dell’Unesco. Un sogno ambizioso ma non impossibile da realizzare. Forse non tutti sanno che a Napoli vi è addirittura un museo interamente dedicato al corallo, situato all’interno della galleria Umberto I.  Le collezioni ripercorrono la storia della lavorazione del corallo attraverso l’esposizione di documenti originali e delle più significative creazioni artistiche. Il museo è articolato in due sezioni: nella prima sono presentate al pubblico diverse tipologie di corallo e vengono mostrati gli antichi sistemi di pesca, gli utensili per la lavorazione, numerose collane nei vari tagli e stili. Uno spazio ripercorre anche la storia della lavorazione del cammeo.

La seconda sezione è dedicata alla gioielleria: sono in mostra più di trecento oggetti in corallo, cammei, pietra lavica, testimonianze di una rara e raffinata produzione che si colloca tra gli inizi del XIX  e gli  anni Quaranta del secolo scorso. Il percorso è corredato da una ricca documentazione cartacea e fotografica che illustra l’attività dell’azienda “Ascione”. Infatti, il Museo del Corallo è legato alle vicende di questa prestigiosa ditta che lavora il corallo fin dal 1855. Il commercio e la lavorazione libera del corallo nascono nel 1815 dopo la liberalizzazione dal monopolio della fabbrica reale. Torre del Greco era già sede di una nota flotta di “Coralline”, le navi dedicate alla ricerca dell’oro rosso e nel 1855 Giovanni Ascione decise di dedicarsi alla manifattura del corallo, rendendo famoso il nome delle sua famiglia in tutto il mondo.

Ma come nasce la passione per il corallo in Campania? La gente di Torre del Greco, non potendo fare pieno affidamento sulla campagna circostante, a causa delle bizze del Vesuvio, decide di trarre dal mare ogni mezzo di sostentamento. Nella seconda metà del XV secolo si diffonde così una particolare forma di pesca, quella del corallo, che diviene la più importante a Torre del Greco.

L’utilizzo del corallo per creare gioielli risale in realtà agli albori dell’umanità, la sua stessa denominazione viene fatta derivare dalla parola ebraica goral o da quella greca garal o anche da quella latina coralium, aventi tutte il significato di “pietruzza”. Il corallo è il ristagno della secrezione di colonie di un piccolo animale, il corallum rubrium. Tale secrezione tende a depositarsi in tubicini a forma di rami, prendendo colore da radiazioni cosmiche di origine elettromagnetica in sintonia con le onde vibratili della luce solare. Dagli inizi dell’800, il settore del corallo è cresciuto a ritmo esponenziale, un “made in Italy” conosciuto e apprezzato a livello internazionale, sinonimo di originalità, sensualità ed eleganza senza tempo.

Il Museo del Corallo di Napoli è visitabile, previa prenotazione, il lunedì, dalle 16,30 alle 20,00, e dal martedì al sabato dalle 10,30 alle 13,00 e dalle 16,30 alle 20,00. Il costo del  biglietto è di  € 5.00 ( per maggiori informazioni: +39 081 411300).