8 marzo: Esclusione benefici per rei femminicidio e infanticidio, “Donna e” presenta petizione popolare

 

Una Petizione Popolare per escludere dai benefici penitenziari i colpevoli dei reati di femminicidio e di infanticidio: è l’iniziativa promossa dall’Associazione “Donna e” e presentata alla stampa nella Giornata Internazionale della Donna.

La petizione, indirizzata  al Presidente della Repubblica, al Presidente del Senato, al Presidente della Camera, al Presidente del Consiglio dei Ministri, è tesa a chiedere al Parlamento di legiferare affinchè “chiunque si renda responsabile dei reati commessi ai sensi degli articoli del Codice Civile e del Codice di Procedura Civile configurabili nella violenza contro le donne e contro i bambini, in tutte le fattispecie criminali riconducibili al femminicidio e all’infanticidio, non potrà ottenere in sede di esecuzione della pena l’assegnazione al lavoro all’esterno, i permessi premio e le misure alternative alla detenzione, previste al capo sesto della legge penitenziaria, esclusa la liberazione anticipata, e non potrà ottenere misure alternative al carcere in fase cautelare”.

Questa nostra iniziativa è dedicata a Carla Ilenia Caiazzo, la donna di Pozzuoli, incinta all’ottavo mese di gravidanza, data alle fiamme dal suo compagno, e alle migliaia di vittime di quella che è una vera e propria strage di donne” – ha spiegato la Presidente dell’Associazione “Donna e”, Gabriella Peluso – che ha aggiunto: “nel 2015 sono state 128 le donne uccise da mariti, compagni, padri, e, quasi sempre, il femminicidio segue atti persecutori, violenza sessuale, violenza psicologica, percosse; dall’inizio del 2016 sono ben dodici i casi di femminicidio. Non è possibile stare a contare l’ennesima vittima, bisogna reagire in maniera efficace e concreta per prevenire e reprimere gli autori di questa carneficina. L’attuale legislazione e l’ordinamento giudiziario non aiutano: troppo facile sfuggire alla maglie della giustizia, troppo frequente non pagare e mai abbastanza per la violenza inferta. Da qui la nostra proposta: pene certe e misure esemplari per i colpevoli di femminicidio e zero benefici penitenziari. Questi bastardi devono pagare aspramente”.

La petizione tende ad escludere i benefici penitenziari in relazione ai reati di cui agli art. 609 bis (Violenza sessuale), 609 ter (Circostanze aggravanti),  quater (Atti sessuali con minorenne), quinquies (Corruzione di minorenne),  sexies c.p. (ignoranza età persona offesa), art. 612 bis c.p. (Atti persecutori, Stalking), art. 572 c.p. (Maltrattamenti contro la famiglia), art. 575 (Omicidio) e 578 c.p. (Infanticidio in condizioni di abbandono materiale e morale)” – ha spiegato l’avvocato penalista Vincenzo Strazzullo.

Alla conferenza stampa hanno preso parte Carmen Iovino, psicoterapeuta, che si è soffermata “sulle altre forme di violenza di cui sono vittime le donne, come l’utero in affitto, una pratica deleteria per la donna, per il figlio e per l’intera società”, Laura Marsico, in rappresentanza dell’associazione “Donne Medico” e Marina Lanna, presidente dell’associazione “Sana Sanità”, insieme con altre rappresentanti del mondo associativo, che hanno firmato la petizione.

All’Associazione è giunto anche il saluto del Presidente del Consiglio Regionale della Campania Rosa D’Amelio, che ha sottolineato la positività dell’iniziativa “perché urgono pene certe ed esemplari a carico dei brutali assassini delle donne” e ha sollecitato tutte le Associazioni “ a farsi promotrici della cultura del rispetto delle donne negli ambienti scolastici e nella società tutta perché, alla base della strage delle donne, c’è una società che non garantisce la parità di genere, le pari opportunità e la piena affermazione delle donne e che, attraverso la discriminazione, getta le basi del femminicidio”.