Lello Giulivo: la cultura è desiderio di conoscenza

Una carriera lunga ed invidiabile, quella del talentuoso artista partenopeo

di Mariateresa Di Pastena   

Il suo sguardo da duro in ‘Un posto al sole’, quello  del boss Mariano Tregara,  stride con quello  dell’uomo che  lo interpreta:  il poliedrico artista Lello Giulivo. Il verde cangiante dei suoi  occhi, naturalmente, è lo stesso, così come è la stessa anche la profondità del suo sguardo, ma fuori dal set  quest’ultimo  è completamente privo di quella rabbia e di quella cattiveria che rendono il suo personaggio così realistico e credibile. Infatti, ironia della sorte,  anche ne ‘La passione di Cristo’,  diretto da Mel Gibson,  Lello ha avuto un ruolo da ‘cattivo’! Una carriera davvero lunga ed invidiabile, quella del nostro talentuoso artista partenopeo,  tra musica, teatro,  cinema, doppiaggio e  tv,  e  che è partita, durante l’adolescenza, dalla sua passione per la mimica: quella gestualità,  quell’arte silenziosa, attraverso cui parla soprattutto  l’anima, prima ancora del corpo. Ad insegnargliela,  quando aveva diciannove anni, il grandissimo  mimo Jerry Di Giacomo, dal quale Lello ha appreso le tecniche, che ha poi perfezionato sempre più,  lavorando anche con l’altrettanto grande Michele Monetta.  È, invece, con Massimo Ranieri e lo spettacolo ‘Macchie ‘ e culore’, per la regia di Mauro Bolognini, che muove i primi passi in teatro. E ormai i palchi che i suoi passi  hanno calcato sono talmente tanti che non si contano più:  tantissime, infatti, le rappresentazioni canore e teatrali che lo portano in giro per il mondo. Tra queste ultime, sono state  fondamentali, per lui,  quelle realizzate e dirette dal maestro Roberto De Simone. E poi ci sono  il cinema e la tv.   

E, in cima,  quell’amore per la musica che lo avvolge  fin da piccolo, e che  lo porta, negli anni 80, a far parte, per diversi anni, della Nuova  Compagnia di Canto Popolare, fino ad arrivare, ai giorni nostri,  a  formare lo splendido quartetto ‘Paese mio bello’, insieme ai bravissimi Gianni Lamagna, Anna Spagnuolo e Patrizia Spinosi, e alle  abilissime chitarre di  Michele Bone’ e Paolo Propoli. Le loro canzoni sono un vortice di parole poetiche, suoni ammalianti  e voci melodiose e angeliche che catturano chi le ascolta, trasportandolo in una dimensione davvero paradisiaca. Abbiamo incontrato Lello Giulivo (già  intervistato in passato e che all’epoca ha raccontato  le tappe  della sua carriera), ed  ha risposto, con il solito estremo garbo che lo contraddistingue,  alle nostre domande.                           

Quali sorprese  riserva il tuo personaggio Mariano Tregara, attualmente in carcere, riaffacciatosi recentemente in Un posto al sole?

Cercherà di redimersi, pentendosi di ciò che ha fatto e cercando di riavvicinarsi alla figlia. Ma ci sarà uno sconvolgimento nella sua vita… Non posso rivelare di più.     

Altri progetti in vista?                   

Con il nostro gruppo ‘Paese mio bello’, stiamo incidendo un nuovo disco, dal titolo ‘Suitenapoletana2′, prodotto dalla Soundfly e realizzato negli studi storici della Phonotype Record, a Mezzocannone,  dove, agli inizi del Novecento, hanno registrato dal vivo i più grandi interpreti della canzone napoletana, in una sala enorme in cui, all’epoca, c’era un’orchestra al completo. Il disco è un viaggio che attraversa brani sia editi che inediti, scritti da autori diversi. La particolarità consiste nella presenza di questa suite napoletana,  contenuta nel disco e a cui dà anche il titolo, che dura una ventina di minuti. Nel disco, inoltre, tra i brani, ce ne sono due  molto particolari:  in quello di apertura, Gianni Lamagna ha voluto utilizzare una villanella su un intermezzo della Cavalleria Rusticana, e nell’altro, che  chiude il disco, l’attrice  Angela Pagano ci ha regalato dei suoi bellissimi versi, inserendo una ninna nanna  su ‘La Barcarola’ di Hoffenbach. Delle fusioni davvero emozionanti. Il 1 luglio saremo ospiti, con il gruppo, in ‘Dignità Autonome di Prostituzione’, di Luciano Merchionna. In seguito, il 27 luglio, ci esibiremo al Pescara Liberty Festival, e poi ci saranno altre date. Inoltre, io sto partecipando ad  una fiction per  la Rai, ambientata qui a Napoli, che si intitola ‘Diversi come due gocce d’ acqua’.

In che modo la  pandemia ha influenzato il tuo  rapporto con il  lavoro?                                         

A dire il vero, io ho continuato a lavorare, non ho mai smesso. E, soprattutto, ho continuato a scegliere, e a fare, come è mia abitudine, delle cernite.  Ho ripreso a recitare  in teatro,  appena è stato possibile farlo. Come in ‘Belle Epoque e Polvere da Sparo’, prodotto da Golden Show, con testo, regia e musiche di Paolo Coletta, con Margherita di Rauso. C’è da dire che, purtroppo,  il teatro, in generale, è da tempo sofferente, già da prima della pandemia, che di certo ha peggiorato la situazione ed ha intimorito il pubblico. Penso che quest’ultimo dovrebbe essere agevolato, ad esempio, nel costo dei biglietti.  E che gli artisti, e tutti i lavoratori dello spettacolo, dovrebbero essere maggiormente tutelati, soprattutto a livello pensionistico. Non dimentichiamo che ci sono tantissimi artisti che lavorano poco,  a cui andrebbe assicurato un introito anche nei momenti di pausa. E, comunque, il nostro, è sempre un lavoro ad intermittenza.       

Cosa rappresenta, e quanto conta, la cultura nel tuo lavoro e nella tua vita?                             

Tantissimo.  Sono un eterno ‘curioso’ della vita, in generale. Amo leggere e tenermi informato. Per me la cultura, infatti, è curiosità, desiderio infinito di nuove conoscenze e informazioni, da qualunque fonte esse provengano, che sia un libro, o qualsiasi altro mezzo di comunicazione.  Bisognerebbe respirarla come fosse aria. Oggi è cambiato tutto: basta partecipare ad un  reality in tv per avere visibilità, che viene scambiata con il successo. Ma  la cultura credo resti il  successo personale più importante ed indispensabile.     

Se tu dovessi dare un consiglio ad  un giovane artista?             

Gli consiglierei di studiare, di non smettere mai. E di  rubare l’arte, osservando i grandi maestri.                 

Oltre a ‘curioso’ , ci sono  altri tre aggettivi con cui potresti descriverti?                                   

Sono energico, generoso e, così dicono, elegante in scena.  E, se posso, vorrei aggiungerne  un quarto, con cui molti  definiscono il mio ruolo di attore, e che mi onora: ‘vivianesco’.                                   

E qual è un difetto che ti riconosci?                                     

Sono permaloso. Ma ci sto lavorando da una vita!