Il Giovane Salvator Rosa, gli inizi di un Maestro del ‘600 Europeo

Una mostra dal 7 novembre per celebrare i 400 anni della nascita del grande artista

SORRENTO – Di quella sua “nuova vaghissima maniera di far paesi e marine, non più certo vedutasi fino allora per l’Italia” parlava, ammirato, negli anni Settanta del Seicento, il fiorentino Filippo Baldinucci, autore di una celebre biografia dell’artista napoletano.

Sarà inaugurata il 7 novembre al Museo Correale di Sorrento la mostra “Il Giovane Salvator Rosa. Gli inizi di un grande Maestro del ‘600 europeo” (fino al 31 gennaio 2016). L’iniziativa celebra i quattrocento anni della nascita dell’eclettico artista (Napoli 1615 – Roma 1673) che fu pittore ma anche un apprezzato poeta e incisore. Grande innovatore della pittura di veduta, la fama di Salvator Rosa è legata alla rappresentazione di paesaggi e marine caratterizzati da una natura aspra e selvaggia. La mostra pone particolare attenzione agli inizi del suo percorso artistico, svoltisi negli anni Trenta del Seicento tra Napoli, sua città natale, e Roma. Il Museo Correale fa da cornice ad una piccola quanto preziosa selezione di circa venti olii su tela, provenienti da collezioni private e da cinque collezioni museali italiane (Museo di Capodimonte, Museo di San Martino, Museo Correale, Museo Filangieri, Galleria Corsini), alcuni mai esposti al pubblico. Tra le opere in mostra merita nota la Marina con pescatori, custodita proprio nel museo sorrentino, forse la sua opera più precoce ad oggi conosciuta ed emblematica della fase giovanile del pittore.

L’omaggio alla pittura di Salvator Rosa voluto dal Museo Correale – piccolo gioiello sorrentino che raccoglie raffinate collezioni d’arte nella splendida dimora nobiliare che fu dei Conti di Terranova – celebra anche il fascino della città di Sorrento e i suoi paesaggi, tappa di quel Grand Tour che dal Seicento non ha mai smesso di educare il mondo all’arte e alla bellezza italiana. Una innovativa sezione di disegni documenta parallelamente lo stile grafico di Rosa, uno dei grandi disegnatori del Barocco italiano, illustrandone l’eredità e lo scambio dialettico con quei maestri coevi fondamentali per comprenderne il linguaggio: Ribera, Falcone, i due fratelli Fracanzano, Domenico Gargiulo detto Micco Spadaio. Un apparato didattico multimediale riproducente anche opere necessarie al confronto e riproduzioni di disegni rapportabili alle opere esposte guidano il pubblico alla scoperta di uno dei più celebri artisti del Seicento europeo.

L’evento, curato da Viviana Farina, esperta di pittura e disegno napoletano di Sei e Settecento e già autrice del volume Il giovane Salvator Rosa. 1635-1640 circa (2010), si avvale della consulenza scientifica di Stefan Albl (Biblioteca Hertziana, Roma), Catherine Loisel (Musée du Louvre, Parigi), e Nicholas Turner (già British Museum, Londra e Getty Museum, Los Angeles).

Salvator Rosa, l’artista Grande innovatore della pittura di veduta ed eccellente pittore di battaglie, nel solco della tradizione del maestro Aniello Falcone, Rosa sperimentò anche i soggetti cari al caposcuola napoletano Jusepe de Ribera, come i Filosofi, le singole figure di Apostoli, il martirio di San Bartolomeo o dei mitologici Prometeo e Tizio, nonché la pittura a soggetto Bambocciante (scene di banditi, esterni di osterie), per poi preferire la pittura allegorico-filosofica e di storia, quella che egli riteneva più idonea a rappresentare il suo genio. I posteri lo ricordano anche per le celebri ‘stregonerie’, per la produzione di satire poetiche e di un nutrito corpus di disegni. Il mito di Salvator Rosa, alimentato dal fraintendimento delle sue idee politiche, fu grande nell’Europa del Sei e Settecento ed egli ottenne anche il riconoscimento di precursore del concetto del sublime.

Nacque nel 1615 all’Arenella, allora villaggio fuori porta, oggi popoloso quartiere di Napoli. I suoi inizi artistici, seguiti agli studi condotti presso i padri Somaschi, lo videro al fianco dei cognati Cesare e Francesco Fracanzano, a loro volta confine edizioni di arte e cultura – Via Garibaldi, 48 – 40063 Monghidoro (BO) – Tel. 051 655 5000 www.con-fine.com – www.con-fineart.com – info@con-fine.com

Museo Correale di Terranova – Via Correale, 50 – 80065 Sorrento (NA) – Tel. 081 878 1846 www.museocorreale.it – info@museocorreale.it perfettamente introdotti nel giro di Ribera, come ai seguaci di Aniello Falcone. Il rapporto con Micco Spadaro fu, in effetti, fondante anche per comprendere le motivazioni del viaggio a Roma, dove Rosa si recò la prima volta a metà degli anni

Trenta, per tornarvi più stabilmente sul crinale di quello stesso decennio. Nell’autunno del 1640 egli era già a Firenze, dove fu attivo per un decennio, al principio scandito dal successo sulla scena locale, conquistata dalla sua favella facile, dalle capacità istrioniche, dalla manica larga, e poi da amicizie profonde e sincere, testimoniate nel ricco epistolario. Egli ritornò a Roma nel 1649, avendo un’era di altri grandi successi professionali, ma anche di difficilissimi momenti personali, dovuti al carattere complesso e collimati nelle inimicizie di prelati della Santa Inquisizione, che gli costarono, indirettamente, la perdita dell’adorato figlio Rosalvo nella terribile peste napoletana del 1656. Morì nella città dei papi nel marzo del 1673.

La curatrice

Viviana Farina (Napoli 1972), specialista e dottore di ricerca in Storia dell’arte, è esperta di pittura e disegno napoletano di Sei e Settecento (www.ilseicentodivivianafarina.com). Autrice di numerosi saggi e articoli, ha pubblicato nel 2010 Il giovane Salvator Rosa. 1635-1640 circa (Napoli, Paparo edizioni) e nel 2014 Al sole e all’ombra di Ribera. Questioni di pittura e disegno a Napoli nella prima metà del Seicento (Castellammare di Stabia, Nicola Longobardi editore). Sempre nel 2014 è stata coautrice de L’idea del Barocco a Napoli. Macchie e disegni di Luca Giordano, Francesco Solimena e seguaci, (Cava de’ Tirreni, Areablu edizioni). A breve è l’uscita dell’attesa monografia su Aniello Falcone.