Federico II, honoris causa a Gerard Dilcher. I migranti come portatori di cultura

di Francesco Maria Zaccaria

Una laurea honoris causa premia l’impegno di una vita. E mai, come in occasione del conferimento avvenuto mercoledì scorso nell’aula magna della Federico II un riconoscimento è stato attribuito anche in considerazione dell’attualità storica degli studi del “laureato”, il tedesco Gerhard Dilcher, professor Emeritus della Johann Wolfgang Goethe-Universität di Frankfurt am Main, tra i più illustri giuristi europei.
Perché “attuale”? La risposta all’interrogativo l’ha data lo stesso Dilcher con la lectio magistralis con la quale ha voluto onorare il conferimento: «La cultura giuridica medievale europea come frutto di migrazioni e integrazioni». Dilcher, classe  1932, è un raffinato studioso di tematiche spazianti dalla civiltà comunale nel Medioevo al pensiero di Otto von Gierke, sempre di notevole impatto nella cultura storico-giuridica europea ed oltre.
“Il diritto, ha affermato Dilcher, è uno strumento di integrazione ed ogni uomo di cultura è per antonomasia un migrante. Lo è stato Federico II, lo devono essere gli studenti in quanto tali”. Sono numerosi i passaggi della “lectio” nei quali l’emerito studioso tedesco ha fatto riferimento storico al fenomeno delle migrazioni.
“Quando la cultura europea è stata messa in discussione, magari con ondate migratorie, allora ha dato il meglio di sé, non arroccandosi su posizioni ferree, ma ponendosi delle domande. La cultura giuridica del nostro continente, la civiltà che esprime, è frutto di un pluralità di pensieri, di un rinnovamento senza sosta. La penetrazione dei popoli stranieri in aree come quelle del Mediterraneo ha avuto come prima conseguenza l’evoluzione del diritto: di solito, insieme ai migranti arrivano idee e ideali”, ha commentato il professor Dilcher che ha fatto intendere come l’incontro tra le diversità, se si basa sul rispetto della persona e non su pregiudizi legati alle etnie, possa condurre alla scoperta dei valori umani tradizionali . Dilcher ha poi sottolineato in un passaggio del suo intervento la convinzione che nel corso del Medioevo il regno più organizzato e più moderno fosse proprio quello meridionale, quando la regola dell’integrazione era convintamente rispettata, era naturale l’eterogeneità e “nessun musulmano poteva sentirsi straniero, e le norme di tanti secoli fa, rispettando le individualità, si ergevano a garanti dell’unità”. Ma l’aspetto più caratterizzante della “lectio” è forse racchiuso nella conclusione: “Il fondamento della cultura giuridica europea è l’integrazione. I centri di ricerca e tutte le università di ogni Paese esistono e forniscono il loro contributo all’umanità grazie all’emigrazione e all’immigrazione. La migrazione permanente e diffusa di uomini e idee, è condizione alla base del trasferimento e dell’avanzamento di ogni cultura”.