Marisa Laurito: «Metto in foto il dramma delle terre dei fuochi di tutta l’Italia»

Fino al 30 giugno la mostra nel complesso monumentale di San Domenico Maggiore

di Marco Martone*

“Molti dicono con la cultura non si mangia, e invece no, con la cultura si mangia, si vive e si trova anche lavoro”. Il messaggio è chiaro, diretto e arriva da un’attrice brava e poliedrica che, per una volta, ha deciso di mettere da parte teatro, tv e palcoscenico, per dedicarsi ad una rassegna d’arte fotografica il cui tema è scottante e drammaticamente attuale: Le terre dei fuochi. 

Fino al 30 giugno in occasione del “Maggio dei monumenti”, nel complesso monumentale di San Domenico Maggiore a Napoli, Marisa Laurito propone la sua mostra-denuncia dal titolo “TransavantGarbage”. Un titolo provocatorio che distorce il termine transavanguardia, movimento artistico italiano, nato verso la seconda metà degli anni settanta del XX secolo.

Quello della Laurito è un lungo viaggio attraverso un’Italia devastata, tra scenari di rifiuti apocalittici e situazioni di allarme ambientale. 

Transavantgarbage nasce da una sua partecipazione al docufilm sulla Terra dei Fuochi dal titolo “Il Segreto di Pulcinella”. E lei, che si definisce “Artista in resistenza”, ha deciso di non arrendersi al triste fenomeno del biocidio e di denunciare in questa mostra fotografica, l’insulto ambientale che lede il diritto dei cittadini alla salute e alla vita.

La sua esposizione è stata allestita in un luogo magico, nel ventre del centro storico di una città che soffre e spesso fa soffrire. 

«In televisione e sui giornali, quando si parla di drammi ambientali, si fa sempre e solo riferimento a Napoli. Ma quella che io racconto è una tragedia nazionale, forse addirittura mondiale. Le terre de fuochi sono tante, purtroppo». 

E allora quale obiettivo pensa di poter raggiungere attraverso questa mostra? 

«Il mio intento principale, la cosa che mi spinge più di tutto è quella di smuovere le coscienze, dei cittadini ma anche dei politici, di quelli che governano. Per realizzare il docufilm ho fatto un viaggio in queste terre degli orrori. Su 20 regioni italiane, 19 sono coinvolte e sconvolte da rifiuti altamente pericolosi di ogni tipo, nucleari, industriali, chimici. Si salva solo la Valle d’Aosta”». 

E per fare questo ha chiesto “aiuto” ad alcuni personaggi famosi. Nelle foto figurano, tra gli altri, Piera Degli Esposti, Rosalinda Celentano, Renzo Arbore, Dacia Maraini. 

«Credo che l’essere famosi implichi responsabilità ben precise e, in questo caso, ho chiesto a tanti amici di usare la propria immagine, per denunciare quanto sta accadendo sotto i nostri piedi e sulle nostre teste. Con l’aiuto di tutti e il contributo di ciascuno di noi, si possano smuovere le coscienze di chi ci governa ed anche della gente, che deve far sentire sempre più forte la propria voce e ribellarsi a una gestione suicida del nostro ambiente». 

Il percorso dell’esposizione, visitata tra gli altri anche dal sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, si snoda attraverso 20 scatti fotografici e tre istallazioni, che racchiudono un mondo variopinto che è al contempo motivo di evasione, distrazione, ma anche e soprattutto, riflessione.

Ha ancora un senso puntare sull’arte dunque?

«L’arte ha il dovere di puntare i riflettori su queste disastrate situazioni. Ci sono posti dove la gente muore».

C’è una foto alla quale si sente più legata?

«Sì, si intitola “Scappo dalla morte”: una barca appoggiata sugli stracci, che racconta un naufragio esistenziale, la difficoltà nel galleggiare in mondo contagiato e complesso come il nostro, in un’epoca nella quale emergenze come quella degli sbarchi non sono gestite nel migliore dei modi. Una foto che parla di sfruttamento: ci sono tante aziende che lavorano in nero e che smaltiscono in maniera illegale i rifiuti sotterrandoli, con danni incalcolabili. E le persone, che scappano da una morte certa per andare incontro, troppo spesso, a un’altra morte, che è quella dei sogni, della speranza, delle malattie, del diritto alla vita».

Uno scatto fotografico della Laurito è stato esposto al MIA Fair, la mostra internazionale riservata alla fotografia tenutasi a Milano a marzo 2017, dove l’opera ha ottenuto lusinghieri consensi sia dal numeroso pubblico della fiera che dalla critica.

*Pubblicato su Quotidiano Napoli (free press)